Nocione, finalmente si procederà con le analisi geofisiche propedeutiche alla bonifica. Un traguardo senza precedenti, vista la battaglia ventennale sull'area balzata agli onori delle cronache per i veleni sepolti. Ma ora che il punto di svolta sembra sempre più vicino, gli ambientalisti lanciano l'sos: «Bene le analisi geofisiche. Ma ora nessuno dimentichi i cumuli di rifiuti estratti e portati in superficie».

«Un'ottima cosa, seppur arrivata dopo 23 anni dalla prima denuncia: quella del 21 febbraio 1998 (ne sono seguite altre quattro)» scrive il presidente dell'Ansmi, Edoardo Grossi. Che poi pone dubbi sulla bonifica: «L'opera di caratterizzazione è propedeutica alla successiva bonifica. Su cui nutro dubbi: ci sono quattro cumuli di rifiuti a cielo aperto, sotto un'abitazione, venuti fuori dagli scavi dei Vigili del fuoco del 25 giugno 2018, e non si riescono a bonificare perché trattasi di rifiuti altamente tossici (per la presenza di medicinali) che nessuna discarica in Italia ha voluto accettare, figuriamoci l'intero sito di circa 5000 metri quadrati».

Il problema, stando a quanto accertato dal Comune, non sarebbe la natura stessa dei rifiuti ma la presenza di terra: una particolare composizione che renderebbe tutto molto più difficile nello smaltimento. Per questo gli ambientalisti tengono a precisare di tenere alta l'attenzione anche sui quattro cumuli. Intanto parte il conto alla rovescia per l'avvio delle analisi geofisiche: con l'irradiazione di corrente elettrica verrà "mappato" il terreno per capire fin dove scavare, fino a quale profondità occorrerà intervenire per poter iniziare poi la fase due, ovvero l'attesa bonifica. Dopo la pulizia del fondo dei giorni stessi, ora si entra nella fase operativa.