«Da martedì nel Lazio ripartono le scuole in presenza: asili, elementari e medie». Il trionfalismo del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che aveva annunciato la riapertura degli istituti del primo ciclo di istruzione un minuto dopo aver saputo che il Lazio sarebbe tornato in zona arancione sulla scorta delle indicazioni del ministro Speranza, non è stata condivisa dalla maggior parte dei sindaci, di ogni parte politica, della provincia di Frosinone che, tra venerdì e ieri, hanno emesso ordinanze a raffica con cui hanno disposto il prolungamento della didattica a distanza.

Si potrebbe dire che, usando una terminologia tipica del mondo scolastico, i sindaci hanno bocciato la Regione.
Il ragionamento, che ha accomunato un po' tutti i primi cittadini ciociari, è stato quello di procedere con cautela, di non esporre la popolazione a rischi. Sostanzialmente, non avrebbe avuto senso aprire per soli due giorni le scuole con tutti i rischi che ciò avrebbe comportato in termini di possibilità di contatto tra le persone in un contesto, almeno quello ciociaro, migliore rispetto a 10-15 giorni fa, ma non tale da far dormire sonni tranquilli.

Lo stesso concetto era stato anticipato ed espresso in maniera più diretta dal sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, la scorsa fine di settimana: «Tutti vogliamo far tornare gli studenti a scuola il prima possibile, per riprendere la didattica in presenza, in condizioni di effettiva sicurezza. Ma riaprire le scuole per appena due o tre giorni e richiuderle giovedì per le festività della Pasqua, nelle attuali condizioni di diffusione del virus e delle varianti, particolarmente aggressive, soprattutto dopo che era stato adottato il criterio della prudenza con la didattica a distanza (Dad), significherebbe procedere verso l'ignoto, con una metodologia probabilmente folle e incomprensibile. Il contatto immediato tra gli studenti in presenza, soprattutto tra gli scolari degli istituti primari e di infanzia, produrrebbe terreno fertile per la ulteriore diffusione del virus, mentre solo chi vive sulla luna è in grado di escludere l'assai probabile contatto, durante le festività pasquali, tra quegli stessi alunni e i loro nonni o genitori, con un intuibile effetto moltiplicatore, per il quale non è necessaria una laurea in statistica. Senza contare il fatto che, per appena due giorni di didattica in presenza, si dovrebbero sanificare, inutilmente, due volte, tutte le scuole della città».

I comuni
Tra i grandi comuni solamente Cassino riaprirà le scuole del primo ciclo con lezioni in presenza al 100%. Alatri, Sora, Ceccano, Anagni, Ferentino, Veroli, Pontecorvo, Monte San Giovanni Campano, Isola del Liri, Boville Ernica e Fiuggi si sono orientati per il prolungamento della didattica a distanza. Anche tra i centri di media e piccola grandezza sono la stragrande maggioranza quelli in cui i bambini rimarranno a casa, proseguendo le lezioni in dad. Torneranno dietro i banchi, invece, ad esempio, gli alunni di Castelnuovo Parano, Esperia, Sant'Ambrogio sul Gargliano, Sant'Apollinare, Coreno Ausonio, Pignataro Interamna e Ausonia.

Ieri pomeriggio, dopo un lungo confronto con i dirigenti scolastici, anche il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, ha disposto la didattica a distanza (Dad) in prosecuzione, pure per le giornate di oggi e domani, rispetto a quanto già avvenuto con la precedente ordinanza del 1º marzo, per tutte le scuole e gli istituti di istruzione primaria, le medie inferiori e dell'infanzia.
«Pur non potendo disporre la chiusura delle scuole, in ragione dei provvedimenti adottati dal Ministro della Salute e dalla Regione Lazio – ha dichiarato il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani – abbiamo attivato l'obbligo della didattica a distanza per i prossimi due giorni, in prosecuzione con le ultime settimane, prima della pausa pasquale.

La situazione dei ricoveri e delle terapie intensive in città è sicuramente allarmante e tale da non poter azzardare alcuna attività di possibile contatto tra i nostri scolari, idonea a generare potenziali contagi verso nonni e persone fragili, soprattutto nel periodo pasquale. Purtroppo, su questa materia, soprattutto negli ultimi giorni, il principio della leale collaborazione tra i poteri dello Stato sembra sia rimasto nel cassetto, ma non potevamo esimerci dall'adozione di ogni opportuna precauzione. Le scuole rimarranno solo formalmente aperte, dunque, ma con la Dad non esporremo ad ulteriori rischi studenti, famiglie, insegnanti e personale non docente, poiché tutti facciamo parte della stessa comunità che va tutelata, in via prioritaria, unitamente al diritto allo studio».

I presidi
«La notizia della riapertura delle scuole - ha commentato Mario Luigi Luciani presidente dell'Associazione nazionale presidi di Frosinone - è da salutare senza dubbio positivamente. Ha un grande valore simbolico specialmente in un'ottica di recupero della dimensione relazionale nella didattica oltre che della socialità. Vero è, però, che, dal punto di vista pratico, una ripartenza per soli due giorni non porta alcun vantaggio didattico. Anzi, costringe Comuni e dirigenti scolastici a un non indifferente sforzo organizzativo e a una proliferazione di spese per la sanificazione degli ambienti».

«In più - prosegue Luciani - dobbiamo mettere sul piatto della bilancia anche tutti i rischi di contagio cui potenzialmente verrebbero esposti i ragazzi e i familiari perché se è vero da un lato che la scuola è un posto sicuro, dall'altro è vero che la movimentazione di migliaia di persone inevitabilmente, da un punto di vista statistico, fa schizzare in alto le possibilità di potenziali contagi. Il mondo scolastico, in ogni caso, era pronto a fare la propria parte, ma posso anche comprendere le scelte operate dai sindaci».