Ha lottato con tutte le sue forze contro il Covid per quasi due mesi. Ma proprio quando il peggio sembrava essere passato, con le dimissioni dall'ospedale e l'inizio del percorso di riabilitazione per i postumi della malattia, il cuore di Luigi Frunzio, procuratore aggiunto a Napoli e vicario dell'ufficio inquirente diretto da Giovanni Melillo, si è fermato per sempre.

«Il foro partecipa al cordoglio per il grave lutto della famiglia Frunzio  - ha dichiarato Gianluca Giannichedda presidente del Coa di Cassino - Il padre di Luigi, Vincenzo Frunzio, è stato presidente del tribunale di Cassino dagli anni ‘80 fino ai primi anni ‘90. In tanti ricordano il suo lavoro condotto con impegno e abnegazione. Non possiamo non stringerci alla famiglia per la dolorosa perdita».

Una lunga carriera in prima linea, dal pool reati finanziari alla faida di Scampia. Aveva 62 anni. Lascia moglie e figlie. Qualche giorno fa era stato trasferito in una clinica dove avrebbe dovuto iniziare la riabilitazione dopo essere stato dimesso a seguito della sua guarigione dal virus.

La brillante carriera
Sono innumerevoli le indagini che il procuratore aggiunto e coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha portato avanti insieme con i suoi magistrati, affiancato dal procuratore Giovanni Melillo. Molte hanno riguardano il clan dei Casalesi e l'infiltrazione della mafia campana nell'imprenditoria. Le ultime attività coordinate dal magistrato scomparso oggi all'età di 64 anni, hanno riguardato anche i tentativi della criminalità di organizzata di insinuarsi nelle amministrazioni pubbliche attraverso il voto di scambio. Anche l'"affare rifiuti" della camorra era finito nel mirino del procuratore aggiunto Frunzio.

Di recente, sotto il suo coordinamento, la Procura Antimafia partenopea ha messo a segno, tra l'altro, il sequestro del cosiddetto "tesoro" del superboss ergastolano del clan dei Casalesi Michele Zagaria, composto da appartamenti, ville di lusso, società e centri benessere, per un valore di decine e decine di milioni di euro, individuato dagli inquirenti a Pitesti, in Romania. Luigi Frunzio, infine, fu il sostituto procuratore che, nel 1991, decise di archiviare l'inchiesta a carico di Diego Armando Maradona relativa alla presunta frode fiscale sui compensi percepiti dal calciatore argentino durante i suoi sette anni di permanenza a Napoli.