Lunedì scorso è stata celebrata la "Giornata nazionale dei disturbi del comportamento alimentare", un problema sempre più diffuso e che riguarda un numero crescente di persone, soprattutto giovani e giovanissimi, ma non solo. Anoressia e bulimia nervose, fame emotiva ed altri squilibri nel rapporto quotidiano con il cibo. I disturbi del comportamento alimentare, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, registrano un aumento dei casi del 30% circa. A soffrirne sono soprattutto giovani, giovanissimi e donne di tutte le età, ma durante gli ultimi mesi il fenomeno ha colpito duramente anche i soggetti di sesso maschile con un aumento nei pronto soccorso di quattro volte nel numero degli accessi. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Alessia Patrizi, biologa nutrizionista con ambulatorio al Giglio di Veroli, in zona Ponte Vasagalli, e a Roma.

Dottoressa Patrizi, che dimensioni ha assunto il fenomeno?
«Purtroppo siamo di fronte ad un problema di notevole gravità, anche se ancora se ne parla troppo poco e non se ne conoscono a fondo le cause. Inoltre, oggi riguarda fasce di età sempre più ampie e che non si fermano al periodo adolescenziale, come accadeva fino a non molti anni fa, ma che vanno ben oltre includendo spesso adulti e, quel che è peggio, anche bambini di 10-12 anni, se non di 9. Altro aspetto di rilievo è che mentre prima a soffrire di questi disturbi erano in prevalenza le femmine oggi sono drammaticamente coinvolti in numero crescente anche i maschi».

Da dove e come nascono queste patologie?
«Di frequente hanno la loro origine in comportamenti familiari, dentro famiglie in cui magari i genitori hanno avuto o tuttora hanno gli stessi problemi. Oppure perché si presta eccessiva attenzione all'aspetto fisico – come nel caso di tante adolescenti e ragazzine – e qui torniamo all'ambito familiare nel quale potrebbero esserci mamme che puntano tutto sull'apparire e che le figlie vedono come esempio e modello da seguire. Altra causa sono i cattivi messaggi che arrivano dalla televisione-spazzatura, dai talk-show in cui si mette in mostra solo la bellezza esteriore, l'apparire, senza curarsi della testa, del cervello, dell'essere. Poi c'è Internet con tutti i mali che produce: qui si possono scaricare app contacalorie che ragazze e ragazzi usano in modo distorto provocandosi gravissimi danni alla propria salute. Ancora: i social, Facebook e Instagram su tutti, dove i nostri adolescenti entrano in contatto con un mondo finto, malato, dove non c'è certezza di nulla e dove il pericolo di incappare in errori fatali è sempre dietro l'angolo. Tutti contesti dai quali partono input distorti che inducono a seguire modelli fasulli e quindi a far cadere i nostri ragazzi, situazione più ricorrente, nell'anoressia».

Si parla molto anche del ruolo del bullismo…
«Si, alcuni disturbi alimentari nascono proprio dagli atteggiamenti prevaricatori e intimidatori di compagni e amici, il classico gruppo o "branco" che rifiuta chi non si uniforma a certi canoni e quindi se non si è belle o in forma si viene rifiutati».

Oggi c'è sicuramente una causa in più: la pandemia di Covid…
«La diffusione del virus, con tutto quello che ne è derivato, ha provocato un fortissimo aumento dei casi di disturbi alimentari. Il Covid annulla la vita sociale, costringe a stare in casa, isola le persone e questo fa sì che chi già soffriva di queste problematiche finisce ancora più in fondo al tunnel, mentre chi ne era fuori vi può precipitare. In questo caso sono coinvolti sia gli anoressici quanto i bulimici e gli obesi. Tutti tendono a rifugiarsi in casa, dove tra l'altro il cibo è sempre e in abbondanza a portata di mano. Bisognerebbe avere la forza di rispettare le regole anche in lockdown, di imporsi comportamenti sani anche chiusi in casa. Invece, troppo spesso non ci si riesce e così si apre la strada alle abbuffate "compensative" per i bulimici o obesi e ai lassativi per gli anoressici che così – anche con il vomito indotto - tentano di compensare il cibo in eccesso che consumano. Ancora, sommiamo a tutto ciò l'impossibilità di fare sport e la noia e si ottiene una miscela esplosiva per tutti, anche per chi fino a ieri era esente da tali patologie».

La Didattica a distanza (Dad) che impatto ha avuto sugli studenti?
«Devastante. Pensi che il 30% di quanti sono in Dad ha iniziato ad accusare disturbi del comportamento alimentare. La pressione emotiva generata dalla pandemia è fortissima e i soggetti più fragili perdono il controllo e cercano, erroneamente, appagamento nel cibo. Poi in questo periodo c'è anche un altro problema…».

Si spieghi meglio…
«Mi riferisco alle difficoltà di approcciarsi agli operatori e alle strutture sanitarie per avere visite. Ospedali e ambulatori sono tutti concentrati sul Covid e quindi per chi già soffriva di disturbi alimentari o per chi è finito nel tunnel in questi mesi diventa difficoltoso avere il supporto necessario, molti pazienti sono lasciati a loro stessi e i danni spesso sono irreparabili. Ora stiamo provando ad organizzare una serie di servizi online».

Come si riconosce il problema?
«L'ostacolo maggiore proviene dalle stesse persone interessate che tendono quasi sempre a negare il malessere, in forme diverse a seconda se si è bulimici, anoressici o obesi, ma sempre palesando una totale incoscienza del problema che hanno. Superato questo scoglio la diagnosi diventa poi abbastanza semplice…».
Come si affronta la patologia?
«Serve un lavoro di squadra. Le figure necessarie sono innanzitutto lo psicologo, poi il medico di base, quindi un nutrizionista, il fisioterapista e un esperto in scienze motorie».

Se ne esce?
«Diciamo che si può imparare a convivere con questi problemi. Anoressia, bulimia e obesità vanno riconosciute, conosciute e affrontate, quindi si può convivere con esse. Tuttavia, sono problemi che tendono a riproporsi nel corso della vita, spesso per colpa di eventi traumatici o luttuosi. Oppure, come accade col Covid, per via di situazioni che generano una forte pressione psicologica».