È fuori di dubbio che questo sia uno dei periodi più bui del Paese sia a livello sociale che economico. Così in questo momento l'occasione di trovare un'occupazione diventa una chimera, una possibilità di cambiare la propria vita. Quando a offrire quest'occasione è Exodus allora il quadro ha un valore aggiunto in più.
Infatti oltre alle certezze che un lavoro può garantire, la possibilità di lavorare in un ambito come quello di cui si occupa Exodus offre la possibilità di venire a contatto con tante tematiche, problematiche, legate alle dipendenze ma anche a tanti disagi vissuti dai giovani e dai meno giovani.
La cooperativa sociale Exodus, ricerca operatori per la realizzazione di un progetto educativo di durata biennale con ragazzi e adolescenti far gli 8 e i 17 anni. I candidati dovranno avere esperienza nel campo dell'educazione non formale condotta in organizzazioni del terzo settore (es. scout, oratori parrocchiali, associazioni sportive). Sarà titolo preferenziale la laurea in scienze dell'educazione, in pedagogia e psicologia. Il progetto si svolgerà esclusivamente nei weekend, di sabato e, occasionalmente, di domenica.
Le attività educative prevedono l'utilizzo delle life skills (Oms) finalizzate alla prevenzione della dispersione scolastica e all'acquisizione di stili di vita sani. Un'occasione di crescita, un modo per acquisire, in molti casi, maggiore sensibilità nei confronti di alcune fasce sociali che fin troppo spesso vengono lasciate ai margini.
Don Antonio Mazzi ha detto: "Non si costruiscono case con le pietre ma con gli amici", un ottimo spunto di partenza per chi in questa opportunità non vede solo un lavoro ma un vero e proprio modo di vivere e di vedere il mondo che ci circonda.
«Lavorare nel sociale significa avere la capacità di immedesimarsi nella condizione di fragilità e di sofferenza e fare un percorso insieme alla persona da aiutare - ha evidenziato Luigi Maccaro - Bisogna essere disponibili a cambiare sé stessi dentro a questo tipo di esperienza.
Bisogna saper trasformare la paura in speranza. Bisogna sentire nel profondo una chiamata alla responsabilità nei confronti degli altri. Più che la laurea, che pure è importante, conta l'esperienza. Il lavoro sociale sta sempre a metà tra la professionalità e il volontariato. Per questo dico sempre ai neolaureati, finché non trovano lavoro, di fare tanto volontariato. L'alta formazione nel sociale consiste in questo».