Contattava su Internet giovani donne tra i 20 e i 25 anni. Quindi si spacciava per hacker e minacciava di entrare sui loro conti e svuotarli se non avessero acconsentito alle sue pretese. Così chiedeva in cambio l'invio di fotografie e filmati delle sue vittime senza veli.
Arrestato dalla squadra mobile di Frosinone un trentenne romano, noto sui social come "mauro.colafigli.50" con l'accusa di "revenge porn".

L'uomo, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare, è finito agli arresti domiciliari, mentre altre tre persone sono state denunciate per il reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. Sequestrati i supporti informatici ora da esaminare per verificare se possano esserci altre vittime. Al momento, gli uomini del commissario capo Flavio Genovesi ipotizzano l'esistenza di 4-5 vittime, tutte residenti a Frosinone e in paesi vicini al capoluogo. Stesse residenze per i denunciati che, in qualche caso conoscevano da prima le vittime.
Secondo quanto ricostruito dalla questura, l'arrestato, con l'aiuto dei suoi complici, aveva perseguitato due anni prima una ragazza che poi ha trovato la forza di denunciarlo.

Le indagini hanno portato alla luce un meccanismo diabolico, messo in piedi dall'arrestato, volto ad ottenere dalle vittime materiale pornografico. Una volta recepita la prima denuncia, gli agenti si sono accorti che non era un caso isolato e che anche altre giovani donne, sempre del Frusinate, erano finite nella rete. Una volta cadute nella trappola le donne non avevano più la forza di venirne fuori.

L'arrestato attraverso i social network Instagram e Facebook, utilizzando il profilo "mauro.colafigli.50", contattava giovani donne, residenti a Frosinone e in alcuni centri alle porte del capoluogo. Si faceva passare per hacker, in grado di carpire i codici di ingresso sui conti bancari on-line. Così dietro minaccia di svuotare i conti otteneva in cambio foto e filmati sessualmente espliciti. Diverso il materiale sequestrato segno che l'uomo - in base a quanto ricostruito dagli investigatori della mobile - non si accontentava di una foto. Il materiale così ottenuto serviva come strumento di pressione: se le donne non ne avessero inviato dell'altro, il materiale sarebbe finito on-line alla mercé di tutti.

La prima vittima, già due anni fa, era caduta nella rete. Credeva di essere riuscita a liberarsi da questa persecuzione cambiando numero di telefono e cancellando i propri profili social. Finché nel novembre scorso non ha ricevuto nuove richieste di produrre materiale fotografico dietro la minaccia di divulgare immagini dal contenuto sessualmente esplicito che la ritraevano e che si riferivano agli episodi risalenti a due anni prima.

Questa volta però la giovane ha detto basta e scelto di sottrarsi a tali richieste estorsive, nonostante le insistenze e le minacce di ogni genere. Così si è affidata agli investigatori della squadra mobile della questura di Frosinone, che sono riusciti a far luce su una vicenda dai contorni ancora indefiniti. Il sospetto è che le vittime siano molte di più e che il fenomeno sia più esteso.
Nel corso delle investigazioni è emerso anche il coinvolgimento, nelle richieste estorsive, di altre tre persone, due uomini ed una donna, tutte residenti tra Frosinone e comuni vicini: sono state denunciate. Non è escluso che il numero degli indagati possa salire ancora.