Stazioni sciistiche affollate e impianti chiusi per il rischio Covid: è questa la situazione registrata negli ultimi week end nelle principali mete ciociare scelte da sciatori e appassionati della montagna. Complici il bel tempo e la neve ancora abbondante, migliaia sono infatti state le persone che si sono riversate a Campo Staffi e a Campo Catino.

«Nella nostra stazione – ci ha confermato Filippo Coluccelli, titolare della "Riccardo II Srl", la società che gestisce gli impianti di Filettino – solo nella giornata di domenica abbiamo registrato la presenza di oltre 10mila persone e altrettante ne avevamo avute nel precedente fine settimana. Tutto questo mentre il Governo ha prolungato lo stop degli impianti dal 15 febbraio al 5 marzo. Una scelta che ci ha penalizzato tantissimo dal punto di vista economico ma che, soprattutto, a nostro avviso ha creato maggiori problemi di quelli che si volevano evitare: gli appassionati, infatti, non avendo la possibilità di usufruire delle piste, si sono riversati in massa negli altri spazi creando inevitabili assembramenti con il rischio di generare condizioni di possibile contatto interpersonale e quindi di contagio. Insomma – ha proseguito Coluccelli – secondo noi sarebbe stato meglio permettere l'apertura degli impianti così da consentire una migliore e più sicura distribuzione delle persone in spazi più ampi».

Oltre al rischio assembramenti che si è indirettamente creato, cos'altro non condividete delle decisioni del Governo?
«Sicuramente il mancato preavviso di quanto avevano stabilito: quando hanno decretato lo stop del 15 febbraio, infatti, nessuno ci ha detto niente in anticipo. La conseguenza è stata che tutti gli operatori del settore hanno investito fior di risorse per preparare le piste e metterle in sicurezza, assumendo personale e predisponendo tutto ciò che occorreva dal punto di vista tecnico. Una vera emorragia economica, risultata totalmente inutile, che ha messo tutti a durissima prova e dalla quale sarà faticoso riprendersi».

Ha parlato di mancato preavviso: quando avete saputo ufficialmente del fermo del 15 febbraio?
«Può essere difficile da credere ma personalmente sono venuto a conoscenza del nuovo decreto del Governo nella tarda serata del 14 febbraio, cioè poche ore prima dell'ipotetica riapertura: dopo essere stato tutto il giorno sulle piste con i miei collaboratori per organizzare al meglio la riapertura, sono tornato a casa ed ho acceso la tv. Dopo pochi minuti al tg hanno annunciato il nuovo stop. Mi sono sentito crollare il mondo addosso. Non riuscivo a credere che fosse vero, che ci avessero fatto lavorare invano, che ci avessero fatto spendere fior di euro per nulla. E le garantisco che di soldi ne abbiamo investiti davvero tanti».

A proposito di portafoglio, i famosi rimborsi e ristori sono arrivati?
«Macché. Neppure l'ombra e il peggio è che non si sa se e quando potremo incassarli per limitare almeno in parte le perdite finora subite».

Tornando al decreto, sembra di capire che siate stati del tutto contrari ad esso…
«Premesso che non apparteniamo alla categoria di quanti sostengono di riaprire tutto ad ogni costo, perché la salute viene prima di ogni altro interesse, siamo tuttavia convinti che si poteva agire in modo diverso. Innanzitutto, come già detto, avvertendoci in tempo utile, e poi tenendo aperti gli impianti, magari adottando ulteriori misure di sicurezza ma permettendo agli appassionati di usufruirne. In questo modo, infatti, si sarebbe scongiurata la concentrazione di migliaia di persone negli stessi spazi».

In vista del 5 marzo cosa chiedete e vi aspettate?
«Le aspettative non sono delle migliori, dal momento che siamo quasi sicuri che lo stop verrà prolungato, come anche il divieto di spostamento fra le regioni. Anche se speriamo sempre in un "via libera". E se proprio dovesse esserci un allungamento del fermo, beh, chiediamo di essere avvisati in anticipo, così da evitare un drammatico bis del 15 febbraio».

Ritenete che la stagione sia ormai irrimediabilmente compromessa?
«Sono i fatti e le cifre spese a dirlo. I vari decreti hanno inferto un colpo mortale al nostro settore. Ripeto: sarà faticosissimo riprendersi e rimettere le stazioni in carreggiata».

E se il 5 marzo il Governo dovesse decidere di riaprire ?
«I miracoli sono sempre possibili, certo, e saremmo felicissimi di ciò. In quel caso potremmo cercare di ottimizzare al massimo la riapertura e sfruttare il mese residuo prima della primavera per arginare le perdite. Incrociamo le dita»

In vista della fatidica scadenza state già lavorando per mettere a punto la stazione e le piste?
"Guardi, visto il precedente, stavolta darò il via alle operazioni di battitura delle piste e di messa in sicurezza di tutti gli spazi solo nella notte successiva al ‘via libera', neppure un minuto prima".

Dal governo Draghi si attende qualcosa di diverso rispetto al precedente Esecutivo?
«Draghi è una grandissima persona, purtroppo è il contorno che è rimasto invariato e quindi le speranze di un'inversione di tendenza sono ridotte al lumicino. Auspichiamo, almeno, che vengano sbloccati al più presto i sostegni economici promessi e finora mai giunti».

Qui Campo Catino

Stesso scenario, nell'ultimo week end, anche a Campo Catino, la stazione sciistica di Guarcino. Anche qui, grazie al copioso manto bianco ancora presente e al sole, sono stati migliaia gli amanti della montagna giunti da ogni parte della provincia e oltre.

«Personalmente, essendo gli impianti chiusi – ha spiegato Fernando Flori, che gestisce gli impianti – non sono stato presente in zona. Tuttavia, so che sono state migliaia le persone corse a godersi la bella giornata sulla neve. Turismo libero, fra cui tantissime famiglie, che ha creato anche una difficoltà di ricezione visto l'elevato afflusso registrato fin dalle prime ore del giorno. Basta pensare che già a metà mattina le forze dell'ordine hanno dovuto chiudere la strada di accesso a Campo Catino all'altezza di Colle Panunzio».

Il Governo ha protratto la chiusura degli impianti dal 15 febbraio al 5 marzo. Cosa ne pensa?
«Se hanno assunto una provvedimento del genere evidentemente c'era necessità di farlo per salvaguardare la salute pubblica. E questo nessuno lo mette in dubbio. Quello che invece critichiamo severamente è il mancato avviso di tale decisione. Comprendiamo che abbiano voluto attendere fino all'ultimo momento utile prima di emanare il Dpcm ma dovevano assolutamente avvisarci con un certo anticipo. Avremmo evitato di buttare al vento soldi ed energie psico-fisiche. Ora ci ritroviamo ad un passo dal baratro e solo un miracolo potrà salvarci. Occorrono forme concrete e rapide di aiuto, altrimenti sarà il tracollo».