A processo A.D.T. 46 anni, un promotore finanziario di Ferentino con interessi anche a Frosinone e in altre parti del capoluogo ciociaro. Secondo le accuse il ferentinate avrebbe sottratto 560.000 euro a due anziani coniugi che si erano poi trasferiti in Svizzera.
I due ultraottantenni, originari della città gigliata (la donna è deceduta due anni fa) si fidavano dell'uomo, figlio di amici di famiglia. E così, stando alle accuse, avevano acconsentito, su indicazione proprio del quarantaseienne, a investire i loro risparmi su un conto on line di un istituto bancario. Ma quei soldi, sempre stando alle accuse, sono stati sottratti proprio dal ferentinate. Una vicenda che risalirebbe negli anni tra il 2002 e il 2013.
Il prossimo 7 maggio il processo davanti al giudice del tribunale di Frosinone. L'uomo deve rispondere di truffa informatica e appropriazione indebita.
La ricostruzione
La vicenda è venuta alla luce quando agli anziani è arrivata una lettera da parte dell'Istituto, con la quale invitavano i coniugi a passare nella sede per anomalie sul conto on line. E gli anziani non avendo il telefono in casa da tempo, non avendo mai utilizzato un computer, non avendo ricevuto mai alcun tipo di comunicazione, neppure estratti conti, perché comunque avevano affidato tutto al promotore, anche la password e il pin, erano ignari di tutto. La coppia scopre addirittura che il quarantaseienne non faceva più parte del gruppo bancario e che era stato allontanato per gravi irregolarità, tanto che era stato instaurato un procedimento che aveva portato l'uomo alla radiazione dall'albo dei promotori finanziari.
I due anziani hanno incaricato così un legale perché accertasse se ancora sussistevano i depositi e a quanto ammontavano gli interessi. Con grande sorpresa l'Istituto rispondeva che i depositi, compresi gli interessi, circa 560.000 euro, erano stati trasferiti altrove. Aperta quindi un'inchiesta e il consulente della Procura della Repubblica di Frosinone rassegnava le conclusioni che gettavano nello sconforto l'anziana coppia che riteneva il quarantaseienne, amico di famiglia, come un figlio.
A far finire nei guai il promotore anche un dato che per gli inquirenti appare invalicabile e cioè che tutti gli spostamenti, nessuno escluso, sono avvenuti attraverso una sofisticato accesso informatico che persone ormai ottantenni non potevano aver compiuto in considerazione dell'alto tecnicismo informatico dei mezzi usati. A maggio il processo.