Mario Pincarelli non si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ieri ha parlato davanti al gip del tribunale di Velletri nell'interrogatorio di garanzia che si è svolto in videoconferenza dal carcere di Rebibbia dove è recluso con l'accusa di omicidio volontario per la morte di Willy Monteiro di Paliano.

Dopo il rinvio a causa della positività al Covid, il giovane di Artena è stato ascoltato ieri. A inizio febbraio il cambio della contestazione di reato che, da omicidio preterintenzionale, è diventato omicidio volontario. Stessa accusa per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi anche loro detenuti in carcere e per Francesco Belleggia, quest'ultimo agli arresti domiciliari.

I Bianchi e Belleggia hanno tenuto le bocche cucite davanti al giudice, invece Pincarelli, con a fianco il suo legale Loredana Mazzenga, ha sostenuto di non aver colpito Willy e di non essere amico dei fratelli Bianchi, la loro più che un'amicizia sarebbe una conoscenza.

Il 4 febbraio scorso la nuova ordinanza di custodia cautelare ai quattro giovani di Artena per contestare formalmente l'accusa da omicidio preterintenzionale e volontario. Contestata anche l'aggravante dei futili motivi e delle percosse che sono state inferte al giovane cuoco mentre era a terra. La procura di Velletri si sarebbe avvalsa anche di un esperto di arti marziali nella veste di perito. La procura avrebbe inoltre giudicato inattendibili i testimoni indicati dalle difese.

L'aggravante per futili motivi è legata alle circostanze in cui è avvenne il pestaggio. Secondo gli inquirenti i quattro giovani di Artena avrebbero ucciso volontariamente Willy «colpendolo reiteratamente e violentemente con calci e pugni al capo, al torace e all'addome, anche quando la vittima si trovava ormai a terra, priva di sensi e non in grado di apporre alcuna difesa, provocando un grave politraumatismo a livello cranico toracico e addominale con conseguente insufficienza cardiorespiratoria e arresto cardiocircolatorio, con l'aggravate di aver commesso il fatto per futili motivi».

Secondo il gip, «la loro azione fu mossa dalla volontà di affermare, attraverso l'uso brutale della violenza fisica, il loro predominio e la loro supremazia».