Affidamento della gestione del bar interno del carcere, nel processo all'ex direttrice della casa circondariale di Frosinone Luisa Pesante e all'ex Nar Luigi Ciavardini è tempo dei testi della difesa. I due sono accusati di abuso d'ufficio per l'affidamento a una cooperativa esterna dello spaccio, a uso del personale in servizio, adesso, come riferito ieri in aula, tornato alla gestione dalla polizia penitenziaria.

Il periodo oggetto di indagine va dal 2012 al 2016. Le domande del difensore della direttrice, l'avvocato Nicola Ottaviani, si sono incentrate sugli anni 2011-2012, sull'affidamento dello spaccio e sul ritrovamento nella sala colloqui di telecamere. Il comandante della polizia penitenziaria Rocco Elio Mare ha testimoniato che per la cronica carenza di personale dipendente, l'amministrazione si era decisa a cedere a terzi la gestione.

Ha precisato di esser stato membro della commissione aggiudicatrice, chiamato il giorno stesso, pur senza poteri decisionali, demandati al personale con qualifiche amministrativo-contabile. Ha riferito che in commissione ci fu un confronto. Sul ritrovamento delle telecamere ha spiegato che il caso è al vaglio della procura.

Le domande del pm Samuel Amari a lui e agli altri testi hanno avuto come unico tema la presunta relazione tra gli imputati. I testi hanno detto che a loro non risultava esserci una relazione sentimentale, ma di aver appreso da un articolo di giornale che la direttrice era stata in auto con Ciavardini.

Tutti hanno però detto di aver ascoltato in carcere dei pettegolezzi e dei commenti all'articolo, ma nulla di più.
Il riferimento è a un'intercettazione emersa nell'ambito dell'inchiesta su Mafia capitale (che non ha interessato i due imputati) in cui un indagato, pur senza nominarla, faceva riferimento alla frequentazione tra la direttrice e Ciavardini.

Frequentazione che la Paesante ha sempre negato e all'epoca disse: «certi accostamenti sono vergognosi.
Ho avuto contatti con certa gente, per via del mio lavoro». Uno dei testi, inoltre, ha riferito che Ciavardini, difeso dall'avvocato Marilena Colagiacomo, veniva al carcere di Frosinone per discutere delle attività della coop impegnata nella pulizia del verde.