Come nel processo di primo grado. Toccherà all'avvocato Giosuè Bruno Naso concludere le arringhe difensive, questa mattina. Dopodiché la Corte d'assise d'appello di Roma (presidente Andrea Calabria, giudice a latere e relatore il magistrato-scrittore Giancarlo De Cataldo) entrerà in camera di consiglio per decidere sull'omicidio del ventenne Emanuele Morganti. Cresce l'attesa per la sentenza, prevista oggi.

A giudizio ci sono i tre già condannati in primo grado a sedici anni, Michel Fortuna, Paolo Palmisani e Mario Castagnacci nonché Franco Castagnacci, padre di quest'ultimo, l'unico assolto in primo grado.
Le posizioni rispetto al processo di primo grado non sono mutate. La procura di Frosinone che ha sempre sostenuto l'omicidio volontario (e questa posizione fu causa di un aspro scontro al termine del processo di primo grado proprio tra l'avvocato Naso e l'allora procuratore Giuseppe De Falco). Il procuratore generale ha chiesto la riforma della sentenza della Corte d'assise di primo grado, chiedendo il riconoscimento dell'omicidio volontario come pure la condanna di Castagnacci padre. Su queste posizioni c'è la parte civile, rappresentata dall'avvocato Enrico Pavia, che assiste genitori, fratello e sorella di Emanuele.

Appello contro la sentenza di primo grado è stato proposto pure dai difensori degli imputati che, pur avendo ottenuto la derubricazione da omicidio volontario a preterintenzionale, ritengono le pene, vicino al massimo previsto dal codice, sproporzionate. Gli avvocati Marilena Colagiacomo, Tony Ceccareli, Massimiliano Carbone, Angelo Bucci e Christian Alviani, hanno tutti fatto la propria arringa tranne Naso. E non sono mancati i distinguo rispetto al processo di primo grado.

Una mossa, soprattutto quella portata avanti dalla difesa di Mario Castagnacci, per differenziare le posizioni e scaricare responsabilità su altri coimputati. La parte civile ha fatto un appello invitando in modo particolare Mario a parlare, ma senza effetto.
Tanta l'attesa anche per le reazioni che ci saranno. La sentenza di primo grado, infatti, fu duramente contestata all'interno e all'esterno del palazzo di giustizia.