«Mio marito ha la febbre e sta male». Roma, mercoledì 29 gennaio 2020, ore 18: una data già entrata nella storia, perché è l'inizio ufficiale della pandemia in Italia.
Anzi, dell'incubo. Una coppia di cinesi proveniente da Wuhan (provincia simbolo dell'emergenza) è in un hotel di Roma. La telefonata, in un inglese stentato, alla reception dell'albergo cambia per sempre lo scenario.
Marito e moglie, 67 e 66 anni, vengono ricoverati allo Spallanzani.

La diagnosi è secca: Covid-19, acronimo dell'inglese Coronavirus Disease 19. Si tratta di una malattia infettiva respiratoria causata dal virus denominato Sars-Cov-2, appartenente alla famiglia dei Coronavirus.
Esattamente a metà dicembre 2019, le autorità sanitarie della città di Wuhan in Cina avevano riscontrato i primi casi di pazienti che mostravano i sintomi di una "polmonite di causa sconosciuta".

Questo primo gruppo di malati era in qualche modo collegato al mercato umido della zona, costituito da un migliaio di bancarelle sulle quali si vendevano pure polli, fagiani, pipistrelli, marmotte, serpenti. La diffusione della malattia fu comunicata per la prima volta dalle autorità cinesi all'Oms il 31 dicembre 2019. Ma è il 29 gennaio 2020 la data nella quale l'Italia si rende conto che nulla sarà più come prima. Letteralmente.

Il prologo in Ciociaria
Quell'episodio è legato a doppio filo anche con la provincia di Frosinone. E lo si capisce perfettamente qualche ora dopo. Notte tra il 30 e il 31 gennaio 2020. I due turisti cinesi sono già ricoverati allo Spallanzani. A bordo di un pullman a Cassino viene rintracciato il resto della comitiva di turisti. Nessuno è sceso dal bus. I sanitari dell'ospedale Santa Scolastica vengono allertati, perché in un primo momento l'idea è quella di far arrivare l'autobus all'ospedale di Cassino ed eseguire lì i controlli. Poi invece si decide di non far scendere i turisti.

L'allora direttore generale della Asl di Frosinone Stefano Lorusso ha preso in mano la situazione. Parla al telefono con il Prefetto di Frosinone e con quello di Roma, poi si mette in contatto con lo Spallanzani.
Stefano Lorusso racconterà a Ciociaria Oggi: «I due turisti cinesi facevano parte di una comitiva che da giorni stava visitando l'Italia, ma dalla quale si erano separati già da tempo. Comitiva che poi, fra le varie tappe, è arrivata anche a Sorrento e da lì questa notte si sarebbe dovuta fermare a Cassino». Dove però la comitiva non arriverà mai.

Aggiungerà Lorusso: «Avvisati che il pullman era sull'A1 diretto a Cassino, insieme alla polizia mi sono recato personalmente al casello di Cassino. Qui l'autobus è stato fermato e insieme agli agenti è stato consigliato di riprendere la marcia verso Roma, per accompagnare la comitiva, a scopo precauzionale, allo stesso Spallanzani per i controlli del caso, essendo stati i turisti che erano giunti al nostro casello a contatto con i due ricoverati con sintomi sospetti all'ospedale capitolino».
Scopriremo soltanto dopo che i pazienti zero in Italia c'erano già da mesi.

Ma è a fine gennaio di un anno fa che vengono registrati i primi casi conclamati di Coronavirus. Anche in Ciociaria è da quel momento che il quadro muta per sempre. Con i sanitari che scendono dalle ambulanze come fossero degli astronauti. Succede nella centralissima via Firenze a Frosinone, dove viene segnalato un caso sospetto di Covid. Poi non rivelatosi tale.

La riunione alla Asl
Passa un mese: 29 febbraio 2020 Nella sala teatro della Asl di Frosinone il direttore generale Stefano Lorusso incontra i sindaci. Ha un imperativo categorico: «Bandire il panico». Non per ridimensionare quanto sta per accadere, ma per essere pronti. Il Coronavirus ha già mandato in tilt Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. La "guerra" è iniziata il 20 febbraio a Codogno. In ogni caso quel vertice all'Azienda Sanitaria anticipa lo scenario.

Dal primo caso al lockdown
Il primo marzo 2020 vengono effettuati i primi tamponi in Ciociaria. All'alba del due marzo arriva la notizia: una persona positiva al Covid-19. L'impatto iniziale è normale, ma i vertici dell'Azienda Sanitaria si rendono con to immediatamente che la prima ondata sta per arrivare anche in provincia di Frosinone. L'ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone viene trasformato in Covid hospital. L'assetto cambia completamente.
Vengono montate le tende del triage fuori dal Pronto Soccorso. Si attiva il cosiddetto "processo modulare".
In pochi giorni vengono allestiti 86 posti dedicati ai pazienti Covid per quanto riguarda la degenza ordinaria: 26 a Malattie infettive (su due piani), 40 a Medicina Covid (al terzo piano dell'ospedale, dove c'è Medicina Generale), 20 a Medicina d'urgenza Covid.
C'è il potenziamento di Terapia Intensiva: si passa da 7 a 14 posti rapidamente, ma si può arrivare a 19. Poi ci saranno anche le 6 postazioni di terapia sub-intensiva.
Per un totale di 25.

È la scelta giusta, perché nei giorni successivi iniziano le ondate di ricoveri. Per settimane allo Spaziani ci saranno più di 100 pazienti Covid. Il tutto è reso possibile dal trasferimento di diversi reparti al San Benedetto di Alatri: chirurgia generale, urologia, ortopedia, otorino. Intanto a livello nazionale si proclama il lockdown: una parola dal suono duro, traducibile in confinamento, blocco, isolamento.
L'Italia si chiude e si ferma. Tutto, tranne i servizi essenziali. Per decreto. L'annuncio del premier Giuseppe Conte arriva il 9 marzo. Il giorno dopo l'Organizzazione mondiale della sanità emette il verdetto: è pandemia.

Inizia la quarantena, anche in Ciociaria. Una situazione surreale, inimmaginabile fino a qualche giorno prima. Tutti chiusi in casa, isolati dai propri cari. Non ci si può abbracciare, impensabile darsi un bacio. File davanti ai supermercati. La gente comincia a indossare guanti e mascherine. Quando la pandemia era iniziata ci si rincorreva a spiegare che in realtà le mascherine non servivano. Forse perché era impossibile trovarle sul mercato. Scopriamo che il virus uccide, che in Italia gli ospedali possono trasformarsi in focolai. I reparti di Terapia Intensiva sono letteralmente assediati.

Scopriamo il dramma nel dramma che si sta consumando in Lombardia. L'immagine dei camion militari stracolmi di bare portate via da Bergamo è un colpo al cuore di tutti. La città non ha posto per tutti i suoi morti. Scopriamo che non sta andando tutto bene.
Ma ci facciamo coraggio, in ogni modo. Le nostre vite sono cambiate per sempre da allora. E non è un semplice modo di dire. Sentimenti come la paura, il dolore, la sofferenza, l'incertezza, l'impoverimento e il senso del precario hanno sostituito tutte le certezze che avevamo. Scopriamo che non è vero che "andrà tutto bene", come in molti ripetono nel tentativo di esorcizzare la paura. I

l prezzo pagato finora è stato durissimo. In Italia 2.529.070 persone hanno contratto il Coronavirus.
E le vittime sono state 87.858. Questo sul piano dell'emergenza sanitaria. Poi c'è l'aspetto economico: crollo dei consumi e della produzione, turismo, commercio, artigianato e tantissimi altri settori alle prese con uno tsunami. Come la scuola, come le attività del tempo libero. Oggi è normale indossare le mascherine, rispettare il distanziamento, igienizzare le mani ogni volta che è possibile. In realtà il mondo è stato stravolto. E non è ancora finita, la luce in fondo al tunnel non si vede.

Le varie fasi
Alla fine sono i numeri a delineare l'andamento delle curve della pandemia. La prima ondata è durata dal due marzo al venti giugno. Fino a quel momento in Ciociaria c'erano stati 679 contagiati e 52 decessi. Poi un periodo, che va dal ventuno giugno al ventinove settembre, nel corso del quale i contagiati sono stati 400 e i decessi 7. La seconda ondata è iniziata il 30 settembre. Da quel momento in Ciociaria ci sono stati 16.585 contagi e 270 decessi. Novembre è stato il mese con il maggior numero di contagi in provincia di Frosinone: 6.588, per una media di 219,66 ogni ventiquattro ore. Il picco giornaliero si è registrato il 1° novembre, con 399 casi. A novembre record anche di decessi in un mese: 100. Dal 29 dicembre 2020 è iniziata pure in provincia di Frosinone la campagna di vaccinazione.

I diversi rapporti
Il numero dei contagiati in provincia di Frosinone è di 17.664. I decessi sono stati 329. I residenti nei 91 Comuni ciociari sono 489.083. Il tasso di mortalità misura il rapporto tra i morti per la pandemia e il numero degli abitanti. Significa che c'è stato un decesso per Coronavirus ogni 1.486,57 abitanti. L'attuale indice di mortalità è 0,067%. Dividendo invece il numero degli abitanti per quello dei contagiati, emerge che in Ciociaria ha contratto il virus una persona ogni 27,68 residenti. La percentuale attuale è 3,61%. C'è poi l'indice di letalità, cioè il rapporto tra persone finora contagiate e decessi. La percentuale è dell'1,86%.
Vuol dire che si è registrato un decesso ogni 53,68 persone contagiate.