I contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all'Inail alla data dello scorso 31 dicembre sono stati 131.090, pari al 23,7% delle denunce di infortunio pervenute all'Istituto nel 2020 e al 6,2% dei contagiati nazionali totali comunicati dall'Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data. In provincia di Frosinone i casi registrati sono stati 471, pari al 6,4% del totale regionale (di cui due con esito mortale) con una maggiore incidenza nella fascia 50-64 anni (208 casi), mentre sono stati 168 in quella 35-49, 83 in quella fino a 34 e 12 in quella over 64 anni; le donne si sono ammalate più degli uomini: 296 contro 175. Nel Lazio i casi totali sono stati 7.381 (28 mortali); nelle province il primato spetta a Roma con 5.863, a seguire Latina con 487, Frosinone con 471, Viterbo con 316, chiude Rieti con 244.

Tutte le province hanno registrato un aumento esponenziale dei casi tra novembre e dicembre dello scorso anno: Frosinone +29%, Latina +61,3%, Rieti, +12,4%, Roma +32,6%, Viterbo +33,3%, mentre il tasso regionale complessivo è di +33,2%. A rilevarlo è il dodicesimo report nazionale sulle infezioni di origine professionale da nuovo Coronavirus elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell'Inail, pubblicato insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento regionali, da cui emerge un incremento di 26.762 casi (+25,7%) rispetto al monitoraggio precedente al 30 novembre, di cui 16.991 riferiti a dicembre, 7.901 a novembre e altri 1.599 a ottobre, complice la seconda ondata dell'epidemia, che ha avuto un impatto più intenso della prima anche in ambito lavorativo.

Ritornando al Lazio, Rispetto alla data di rilevazione del 30 novembre, le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 sono aumentate di 1.839 casi (+33,2%), di cui 1.124 avvenuti a dicembre, 546 a novembre e i restanti riconducibili ai mesi precedenti. Il rilevante aumento ha interessato tutte le province, distinguendosi Latina per quello in termini percentuali (per il secondo mese consecutivo). L'analisi nella regione per mese dell'evento individua novembre come il mese più critico per le denunce, concentrando il 30,4% dei 7.381 casi pervenuti da inizio epidemia, seguito da ottobre e dicembre. L'andamento regionale dei contagi denunciati è analogo a quello nazionale ma ne differisce per intensità: sensibilmente inferiore alla media italiana in occasione della prima ondata, superiore nella seconda.

Gli eventi mortali sono aumentati di 5 casi (3 a dicembre e 2 a novembre). Il quadro delle professioni dei contagiati è variegato: tra i tecnici della salute l'85,5% sono infermieri, il 4,6% fisioterapisti e l'1,8% tecnici sanitari di radiologia; tra i medici oltre il 50% è composta da medici generici, internisti, anestesisti-rianimatori, cardiologi, guardie mediche e oncologi; tra le professioni qualificate nei servizi sanitari, tutti operatori socio sanitari; tra il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari l'89,3% sono ausiliari ospedalieri, ausiliari sanitari-portantini-barellieri; il 6,3% collaboratori scolastici-bidelli; tra gli impiegati, prevalentemente amministrativi; tra il personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, ecc. prevalgono gli addetti alle pulizie negli ospedali e ambulatori e quelli di locali e di interni;

tra le professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati il 75,2% sono operatori socio assistenziali (seguono assistenti domiciliari e addetti alle comunità infantili). Tra le attività economiche la gestione Industria e servizi registra il 96% delle denunce, seguono la gestione per Conto dello Stato (3,6%), la Navigazione (0,3%) e l'Agricoltura (0,1%); il 79,1% delle denunce codificate per attività economica (Ateco) riguarda i settori della "Sanità e assistenza sociale" (68,4% delle denunce) e degli organi preposti alla sanità, come le Asl, dell'Amministrazione pubblica (10,7%); le professionalità più colpite sono infermieri, medici, operatori socio sanitari e operatori socio assistenziali; nel "Commercio" (3,8%) prevale quello "al dettaglio" nei "Servizi di informazione e comunicazione" (2,9%) si rilevano nell'ultimo trimestre diversi casi nelle produzioni cinematografiche-televisive e nelle telecomunicazioni (specialisti informatici); nel "Noleggio e servizi alle imprese" (2,9%), in particolare gli addetti alle pulizie; in "Altre attività di servizi" (2,6%) tra i più colpiti gli addetti all'assistenza alla persona e pulizie di locali. Per quanto riguarda i decessi varie e diverse le figure professionali coinvolte, ma più ricorrenti il personale sanitario e gli impiegati amministrativi.

La giornata
Una giornata con 86 nuovi contagiati, 83 nuovi negativizzati e 3 decessi (un uomo di 62 anni residente a Sora, una donna di 67 anni residente a Roccasecca e un uomo di 76 anni residente ad Aquino) quella di ieri in provincia di Frosinone.
Nel Lazio ieri su quasi 12.000 tamponi (-719 rispetto algiorno precedente) e quasi 13.000 antigenici per un totale di quasi 25.000 test, sono stati registrati 1.056 casi positivi (-241), 16 decessi (-26) e 1.921 guariti. «Diminuiscono i casi, i decessi e i ricoveri - ha detto l'assessore regionale alla sanità Alessio D'Amato - mentre aumentano le terapie intensive. Il rapporto tra positivi e tamponi è all'8%, ma se consideriamo anche gli antigenici la percentuale scende a 4%. I casi a Roma città scendono sotto quota 500».

Vaccino
«Le riduzioni di dosi di vaccino comunicate da Pfizer e da Astrazeneca faranno slittare di circa quattro settimane i tempi previsti per la vaccinazione per il Covid degli over 80 e di circa 6-8 settimane per il resto della popolazione» ha spiegato ieri il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri a Domenica In su Rai 1.
«Da domani (oggi, ndr) - ha proseguito - le dosi a disposizione saranno utilizzate anzitutto per effettuare il richiamo nei tempi previsti a coloro che hanno già ricevuto la prima somministrazione, cioè soprattutto per gli operatori sanitari. Tra due settimane, se tutto va bene, avremo un mercato con i tre vaccini: il che significa riprendere con maggior forza, completare la vaccinazione per i medici e gli infermieri e cominciare con gli over 80. Questo tipo di rallentamento coinvolge tutta l'Europa e buona parte del mondo, ma confido che il ritardo possa essere colmato più avanti».

«Questo sicuramente disturba perché siamo nella fase di probabile maggiore espansione del virus, in inverno, e bisognava proteggere 4 milioni e 400 mila over 80, è chiaro che se si ritardano le vaccinazioni questa popolazione è a maggior rischio ed è esposta», ha detto il presidente dell'Aifa Giorgio Palù a "Mezz'ora in più" su Rai Tre, commentando le affermazioni di Sileri.
Da questa settimana, tuttavia, la fornitura di vaccino anti- Covid tornerà a regime. È quanto ha precisato la Pfizer, contattata da Sky TG24, spiegando che la riduzione è stata dovuta a un «riadattamento sul sito produttivo belga di Puurs, a fronte di una maggiore richiesta da parte dell'Unione Europea». L'intervento ha, quindi, bisogno di «una approvazione di regolarità da parte dell'Ema» per cui ci sono «tempi tecnici». Pfizer ha consegnato «meno fiale ma lo stesso numero di dosi vaccinali» ha precisato l'azienda. In particolare, secondo quanto spiegato da Pfizer, quello che sta accadendo sarebbe frutto di un fraintendimento nel conteggio delle dosi che, dicono, non è quello delle fiale.

Sindacati
«Abbiamo presentato una precisa richiesta all'assessore alla Sanità del Lazio Alessio D'Amato e lo ribadiamo ancora che occorre l'impegno istituzionale per istituire un fondo per tutti i dipendenti sanitari e quegli utenti che si stanno sottoponendo volontariamente alla vaccinazione anticovid, chiedendo una precisa assunzione di responsabilità qualora, e speriamo sicuramente di no, si verificassero danni biologici permanenti nel medio e lungo termine in alcuni dei soggetti sottoposti alla vaccinazione». È quanto esplicita una nota della Segreteria Fials di Roma in merito al fatto che «i valori dell'efficacia sulla immunizzazione dopo 6 mesi dalla sua somministrazione ancora non sono disponibili così come i dati sulla sua sicurezza nel medio e lungo termine».

«A oggi - spiega la Fials Lazio - non abbiamo avuto alcuna risposta tantomeno rassicurazioni: le uniche dichiarazioni sono in merito alla istituzione di un certificato vaccinale. A tal proposito teniamo a ricordare all'assessore D'Amato che la medicina non è una scienza esatta ma una scienza statistica. Se dopo la fine della somministrazione del vaccino non si eseguono dei test per confermare l'avvenuta immunizzazione non si saprà mai se il vaccinato è da conteggiare in quel 95% di soggetti che hanno prodotto anticorpi o in quel 5% che non li ha prodotti. Quindi senza questi test qualsiasi certificato proposto non avrebbe alcun significato».