Un'udienza fiume, durata quasi sei ore. E il prolungarsi della discussione impone uno slittamento, peraltro preventivato, della sentenza. Al processo d'appello per l'omicidio del ventenne di Tecchiena Emanuele Morganti sono imputati i tre condannati, in primo grado, dalla Corte d'assise di Frosinone a sedici anni, Mario Castagnacci, Michel Fortuna e Paolo Palmisani nonché Franco Castagnacci, assolto, invece, nel processo di primo grado. Emanuele era morto a seguito delle ferite riportate nella violenta aggressione subita in piazza Regina Margherita nella notte tra il 24 e il 25 marzo 2017. Un'aggressione rimasta senza un perché. Quella notte Emanuele era andato al Miro music club.

L'accusa
Dopo che, martedì, davanti alla corte presieduta dal giudice Andrea Calabria, relatore Giancarlo De Cataldo, hanno concluso il procuratore generale Claudio Mattioli e l'avvocato di parte civile Enrico Pavia, insistendo per l'accoglimento degli appelli e per la riqualificazione del fatto in omicidio volontario, quindi per le difese, gli avvocati Marilena Colagiacomo e Tony Ceccarelli, è stata la volta dei legali di Paolo Palmisani e Michel Fortuna pronunciare le arringhe.

La difesa Palmisani
Per il primo assistito dagli avvocati Angelo Bucci e Massimiliano Carbone, è stata contestata, anche nel metodo, la ricostruzione dei fatti della sentenza di primo grado. I legali hanno inteso riproporre una ricostruzione a loro avviso più aderente all'esito del dibattimento di primo grado. Si è puntato a escludere la responsabilità di Palmisani, cercando di dimostrare che il suo contribuito, sulla base delle dichiarazioni testimoniali indicate, è «assolutamente minimale». Per la difesa è impensabile contestargli i reati ascritti. Da questo punto di vista chiesta alla corte una valutazione diversa rispetto al primo grado di giudizio. Negata pure la partecipazione alla rissa in via dei Vineri perché Paolo è indicato nella parte bassa della piazza. Contestato poi il fatto che sia stato Palmisani ad aggredire Emanuele al chiostro. Per la difesa il contributo di Paolo si sarebbe limitato a due o tre schiaffi e a nulla di più grave. Infine, chiesta una differenziazione delle pene in base alle rispettive condotte.

La difesa Fortuna
Per Fortuna, unico presente ieri in aula come in quasi tutte le udienze, è intervenuto l'avvocato Christian Alviani, mentre l'altro difensore Bruno Giosuè Naso discuterà il 4 febbraio. La discussione si è incentrata sull'individuazione degli elementi di prova indicati nella sentenza di primo grado, per poi cercare di dimostrare come non credibili alcuni testi chiave dell'accusa contro Fortuna. Questo perché collocati in posti diversi da dove non avrebbero potuto vedere gli episodi, così come descritti, in relazione all'ultimo colpo che questi hanno attribuito a Michel. Al contrario, la difesa indica in particolare una deposizione, da valutare per intero, per dimostrare la prova dell'assenza di responsabilità di Fortuna, indicato prima in via dei Vineri e poi in macchina prima dei momenti finali. Contestata l'individuazione fisica di Michel da parte di un altro teste d'accusa, che fa solo una descrizione senza fornire un nome. Questi indica un soggetto con le fattezze di Michel, con una maglietta bianca e con le scarpe rosse, in posizione da pugile. Secondo il legale, a confronto con altre deposizioni, questa persona così come descritta non sarebbe Michel. Un teste insiste l'avvocato Alviani indica la marca delle scarpe, le Nike Air force, modello da basket, mentre le scarpe sequestrate a Fortuna, al momento dell'arresto, erano delle Adidas LA Trainer basse. Questa identificazione secondo la difesa sarebbe condizionata da foto pubblicate in quei giorni sui giornali, visto che l'identificazione di Michel è successiva di un mese. Tutto ciò per arrivare al punto clou e cioè all'identificazione dell'autore dell'ultimo colpo sferrato a Emanuele. Per la difesa di Michel questo atto non è ascrivibile a Fortuna, ma ad altro soggetto. Che la difesa non ha voluto indicare, lasciando alla Corte le conclusioni. Un passaggio anche sull'episodio dello sputo su Emanuele già a terra da parte della sorella di Michel, Haxgirè Thomaraj con la famosa frase "così impari a mettermi contro la mia famiglia". Riferimento che, secondo la difesa, sarebbe a Paolo Palmisani per il fatto che i due si erano registrati i numeri sulle rispettive rubriche come "fratello" e "sorella".

La posizione di Mario
L'avvocato Tony Ceccarelli fa alcune precisazioni in merito al suo intervento di martedì. E dichiara: «Mario non ha mai fatto dichiarazioni e non intende renderle.
È rimasto sempre in silenzio, ma ciò non significa che rinuncia a difendersi. Ci siamo limitati a richiamare atti processuali, testimonianze e intercettazioni ambientali e telefoniche dove ad accusare Michel dell'ultimo colpo non era Castagnacci, ma testimoni e persone vicinissime allo stesso Fortuna. Sia chiaro: Mario non ha inteso accusare nessuno». Dato il protrarsi dell'udienza, l'ultima arringa, quella dell'avvocato Bruno Giosuè Naso, è stata posticipata al 4 febbraio. Al termine ci sarà la camera di consiglio e poi la decisione della Corte d'assise.