Richieste di denaro sempre più insistenti al notaio. E finisce a giudizio per il reato di stalking. Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Frosinone Fiammetta Palmieri ha rinviato a giudizio, per l'udienza del 7 aprile, il frusinate Crescenzo Piccirilli, 31 anni, accusato di aver posto in essere atti persecutori nei confronti del notaio del capoluogo Marina Stirpe.

Da questo punto di vista sarà un unicum, in quanto, finora al tribunale del capoluogo, non c'era mai stato un notaio come parte offesa in un processo per stalking.
L'imputato, difeso dall'avvocato Giampiero Vellucci, è il figlio della badante della madre della professionista, E, proprio sfruttando questa conoscenza, aveva più volte avvicinato il notaio per chiedere denaro.

Richieste sempre più assillanti, al punto da indurre la parte offesa a cambiare le proprie abitudini di vita. Nel corso delle indagini non sono emersi atteggiamenti di violenza o di minaccia nei confronti della vittima, in caso contrario, infatti, sarebbe scattato il più grave reato di estorsione.

In diverse circostanze l'uomo si era recato in casa dell'anziana donna, come pure nello studio della figlia.
L'obiettivo era sempre lo stesso: ottenere un po' di soldi. Tuttavia la sua insistenza, il fatto di aver cominciato a pedinare la donna che se lo trovava ovunque ha determinato un crescendo di azioni non più tollerate. Al punto che il notaio, ormai esasperato, non ha potuto fare altro che presentare una denuncia.

Denuncia che, ieri mattina, è finita sul tavolo del magistrato che ha deciso per il rinvio a giudizio. L'uomo è accusato di essersi presentato, anche a tarda ora, in casa della donna. Di essere arrivato fino al giardino dell'abitazione e di aver insistentemente suonato al campanello.

Il tutto per chiedere «in tono rabbioso e agitato» del denaro. Richieste reiterate perfino nello studio professionale del notaio. Lì stando alle accuse si presentava almeno una volta a settimana. Sempre per chiedere piccole somme di denaro. Che, in qualche caso, gli sono state anche consegnate.

Tali comportamenti avrebbero alla fine determinato «nella persona offesa un perdurante disagio e timore per l'incolumità propria e dei suoi familiari», compresa anche l'anziana madre. La professionista, pur di non avere più a che fare con l'uomo, è stata costretta sostiene l'accusa a cambiare le proprie abitudini di vita.
Al punto di avere timore a uscire in giardino pur di non aver a che fare con l'uomo. In altre occasioni era stata costretta a richiedere l'intervento delle forze dell'ordine per allontanare l'uomo.