Il ritorno in fabbrica e la nascita ufficiale di Stellantis.
Tutto in questa settimana. Tutto in pochi giorni. Mercoledì, dopo una lunga pausa dovuta alle ferie per il periodo natalizio prima e alla cassa Covid poi, gli operai dello stabilimento di Cassino torneranno in fabbrica.
Non tutti, però. Perché sarà il primo giorno senza Giulietta, uscita di produzione alla fine del 2020.
Ci sono dunque circa 600 lavoratori in esubero e per tutto il 2021 sarà adottata una rotazione. Fino al 31 marzo si farà ricorso alla cassa Covid quando la produzione di Giulia e Stelvio, poi da aprile scatterà la "solidarietà". Saranno altri tre mesi molto complicati.
Nel secondo semestre dell'anno si inizierà però a lavorare sulla pre-serie di Grecale: il suv della Maserati andrà a regime alla fine del 2021, verosimilmente a novembre come ha paventato la Fim-Cisl. Fino ad allora ci saranno le varianti ibride di Giulia e Stelvio a tenere accesi i motori dello stabilimento. Ma inevitabilmente i riflettori sono puntati già sul 2022 quando finirà il piano industriale targato Marchionne e dovrà essere previsto un nuovo piano industriale per gli stabilimenti italiani.
Un piano che sarà targato Stellantis perché sempre in questa settimana, e più precisamente a fine settimana, il 16 gennaio, nascerà ufficialmente il colosso dell'auto, andrà cioè a regime la fusione tra Fca e e Psa. La data è stata comunicata dai due costruttori a valle delle rispettive assemblee degli azionisti, che hanno approvato il progetto di integrazione a larghissima maggioranza.
«A seguito delle approvazioni assembleari odierne e dell'ottenimento il mese scorso delle ultime autorizzazioni normative, tra cui in particolare quelle della Commissione europea e della Banca centrale europea, Fca e Groupe Psa prevedono di perfezionare la fusione il 16 gennaio 2021» si legge in un comunicato congiunto, dove si forniscono ulteriori date relative alla negoziazione delle azioni ordinarie del nuovo gruppo. I titoli Stellantis saranno scambiati da lunedì 18 gennaio sul Mercato telematico azionario di Milano e sull'Euronext di Parigi e il giorno successivo sul New York Stock Exchange.
La data di perfezionamento della fusione è di molto in anticipo rispetto alle previsioni dei vertici aziendali (entro la fine del primo trimestre): con questa fusione nasce il quarto maggior produttore automobilistico al mondo, con 8,7 milioni di veicoli venduti nel 2019, ricavi per quasi 167 miliardi di euro e profitti per circa 7 miliardi. In sostanza, un colosso secondo solo a multinazionali del calibro dei gruppi Volkswagen e Toyota e all'alleanza franco-nipponica Renault-Nissan-Mitsubishi.
Anche per questo motivo i vertici aziendali hanno salutato l'esito delle assemblee con soddisfazione e con dichiarazioni non dissimili. Di data o momento storico hanno infatti parlato sia John Elkann, presidente della Fiat Chrysler, sia Louis Gallois, numero uno del consiglio di sorveglianza del gruppo Psa, e Carlos Tavares, attuale amministratore delegato del costruttore transalpino e prossimo ad assumere lo stesso ruolo in Stellantis.
Sul fronte Cassino
A Cassino, però, i sindacati chiedono alla politica locale e nazionale di tenere gli occhi ben aperti e di fare la propria parte perché il gruppo a trazione francese fa temere che possano essere in qualche modo penalizzati gli stabilimenti italiani. Un rischio da scongiurare assolutamente. Anche per questo alcuni sindacati chiedono che Cassino abbia in produzione anche modelli di fascia media (com'era ad esempio la Giulietta) perché con il solo segmento del lusso (Alfa Romeo e Maserati) appare difficile la piena occupazione: già negli ultimi 18 mesi sono andati persi quasi mille posti di lavoro.
A fronte di oltre 900 pensionamenti, infatti, non è stata fatta nessuna assunzione. Le uniche ed ultime assunzioni risalgono al 2018: su 832 interinali 300 sono stati stabilizzati mentre gli altri 532 ancora aspettano.
E sperano!