Il Covid e le polveri sottili. Un cocktail micidiale di cui spesso, in tempi di pandemia, si è discusso. Ora uno studio pone l'allarme sugli effetti che il Covid rischia di avere, in termini di letalità, su polmoni già fortemente provati da un'alta esposizione alle polveri sottili, soprattutto le più fini, il Pm2,5. E se lo studio è concentrato su Lombardia e Veneto, la Valle del Sacco certo non sorride in considerazione del fatto che, nonostante il lockdown, il 2020 si è chiuso con un deciso peggioramento delle giornate di superamento dei limiti delle polveri sottili e delle concentrazioni mensili.

Lo studio, di cui ha dato notizia il Fatto quotidiano, è stato realizzato da Mauro Minelli, immunologo e visitor professor di immunologia clinica nell'università di studi europei "Jean Monnet", con la ricercatrice Antonella Mattei del dipartimento di Scienze della vita e dell'ambiente dell'università di L'Aquila
Lo studio si è concentrato sul legame tra i tassi d'incidenza del Covid-19 e due inquinanti quali il Pm2,5 e il biossido d'azoto in correlazione, tra l'altro, all'indice di vecchiaia e alla densità della popolazione. Quando un organismo, è soggetto a una lunga esposizione alle polveri sottili (Pm2,5) sviluppa la proteina "Ace2" per difendersi dall'inquinante, ma proprio tale proteina favorisce l'aggressione del Covid.

Da qui l'evidenza dell'alto tasso di incidenza del Coronavirus e di morte in Lombardia e Veneto. Per dimostrare ciò i dati sono stati messi a confronto con Taranto, altra realtà inquinata, ma non dal Pm2,5 dove, al contrario di Lombardia e Veneto, non si è registrata un'alta incidenza di contagi e di decessi per Covid.

Lo studio viene visto con una certa preoccupazione da chi l'inquinamento in provincia di Frosinone lo denuncia da tempo come l'associazione Medici di famiglia per l'ambiente. Teresa Petricca, responsabile scientifica dell'associazione, spiega: «In effetti il Pm2,5 induce la formazione proteina Ace2 che rappresenta la possibilità d'ingresso del Sars-Cov-2. Le polveri sottili inducono un'azione di tipo ossidativo sulle membrane respiratorie e favoriscono l'attecchimento di qualsiasi virus, non solo del Coronavirus».

Non c'è da stare allegri visto l'incremento di concentrazioni di polveri sottili nel 2020 a Frosinone e in genere in tutta la valle del Sacco. «Da noi purtroppo aumentano per vari motivi - prosegue la Petricca - Si sta riconsiderando, anche da parte della commissione ambiente comunale, l'eziologia dell'aumento. La causa di prevalenza è sempre meno il traffico, ma le biomasse e tutto ciò che emette polveri o sostanze che vanno a modificare la qualità delle polveri».

Quindi? «Parliamo di riscaldamenti e industrie e meno del traffico veicolare. Negli anni precedenti attraverso il sistema Ancler abbiamo evidenziato che durante le chiusure al traffico che contemplavano in alcun casi due giorni, in realtà non c'è una modifica importante sulle concentrazioni delle polveri sottili. Quest'anno i blocchi non sono stati necessari, essendo state istituite le zone rosse e arancioni per il Covid. Sarebbe stato deleterio, non avremmo aggiunto nulla di più».

Eppure le concentrazioni sono alte soprattutto nei mesi di punta. «A causa delle biomasse: con la gente più a casa sono aumentate. Occorre fare prevenzione verso tutto ciò che può creare sovraccarico. Per chi ha figli piccoli non è un bene. Per questo ci impegniamo a una rivisitazione delle biomasse: diciamo no a opifici che producono o modificano le polveri sottili».
Infine, un altro dato emerge dallo studio. «L'invecchiamento è più precoce - conclude la Petricca - Nelle zone dove le concentrazioni sono più alte i telomeri, che sono frammenti di Dna, nei soggetti giovani, esposti ad alte concentrazioni di polveri sottili, sono come gli anziani».