Sogni gloriosi per Fca ma è tutto scritto su una carta del futuro che tarda ad arrivare. E intanto la "cenerentola" della Provincia continua a battere i denti della crisi: il cassinate ha qualche problemino in più degli altri. Vuoi la grande industria e l'indotto di migliaia di operai, con piccole aziende che chiudono di continuo, vuoi le attrattive turistiche che hanno azzerato i fatturati di questo altro indotto, vuoi la cig e ora la solidarietà in Fca che riduce il potere di acquisto.

Tutto questo, in piena pandemia, regala un quadro desolante. Vuoi anche una classe territoriale che da tempo dà scarsi segnali di vita per ragionare sullo sviluppo e sulla crescita di un'area strategica e, nel passato, assai ridente. A dare un focus sui processi è l'imprenditore Guido D'Amico, presidente nazionale di Confimprese Italia e membro della giunta della Camera di Commercio Latina-Frosinone.

Fca, Giulietta ha terminato la sua corsa e i 600 "esuberi" so no stati già riposizionati attraverso il turno unico a rotazione e con contratti di solidarietà. Ma c'è pure Stellantis all'orizzonte.
Comunque per il primo semestre 2021 si stringeranno ancora i denti. Come vede questo ulteriore "periodo di prova "per il territorio?
«La preoccupazione indubbiamente c'è, inutile nascondersi dietro un dito. Perché si profila un altro periodo di difficoltà. Però all'orizzonte c'è Stellantis.
E questo vuol dire che, in ogni caso, l'azienda è intenzionata a restare in questo territorio, a investire.
Certo è che però il Governo deve fare la sua parte e molto di più rispetto a quello che ha fatto finora (quasi niente, in verità). In un momento del genere è fondamentale sostenere settori come l'automotive. Ma pure altri. Abbiamo davanti un'ulteriore traversata nel deserto, ma alla fine si può superare».

Le imprese hanno sofferto, sia quelle direttamente collegate all'automotive che quelle legate ad altri settori. Da imprenditore e da esponente di giunta della Camera di Commercio Latina-Frosinone come vede questa ulteriore apnea? Chi ce la farà e chi no?
«Molte microimprese hanno già chiuso, così come diverse piccole aziende. Gli alberghi sono in crisi profonda, così come tutto il turismo. E questo perché non hanno i cosiddetti "ristori", che peraltro anche in altri settori arrivano con il contagocce e spesso in ritardo. Si salvano i supermercati e gli alimentari in genere, ma è evidente che non può bastare. Anche in questo caso, non si capisce per quale motivo non sia stata intrapresa l'unica strada possibile: quella del fondo perduto. E dell'anno bianco fiscale. Siamo nel pieno di una crisi economica senza precedenti, che investe sia i consumi che la produzione. Le micro, piccole e medie imprese avrebbero avuto bisogno di ben altro sostegno. Per non parlare di quello che succederà sul piano occupazionale quando terminerà il divieto di licenziare».

Il Cassinate è così ricco da essere anche così povero di investimenti. Archeologia, storia, turismo, grande industria, indotti produttivi, università. Che cosa sta accadendo a quest'area, secondo Lei, rispetto ai fasti del passato?
«Sta accadendo che manca una classe politica autorevole e lungimirante. Tranne rare eccezioni siamo tornati ad essere la periferia dell'impero, si sente uno scollamento fortissimo tra molti (non tutti) gli eletti nel Cassinate e il territorio. Si pensi alla totale mancanza di confronto istituzionale con le categorie economiche, del lavoro e della cultura».