Inchiesta su un presunto giro di prestiti a strozzo, attesa ieri per le convalide. I fermi, lo ricordiamo, erano stati emessi a carico di Augusto Villani, Giuseppe Sardelli e Raffaele Verdicchio. Per i pm Maisto e Bulgarini i tre sarebbero finiti in un'indagine parallela a quella aperta su un presunto giro di usura ai danni di negozianti, baristi e titolari di attività. Così sarebbero stati intercettati e seguiti. E sarebbero stati accusati di rapina impropria ed estorsione in relazione a presunte richieste di denaro ai danni di un medico, per evitare che fosse fatto del male ai suoi familiari e che fosse incendiato un locale di proprietà di famiglia. In due, assistiti dall'avvocato Arturo Buongiovanni, hanno scelto la strada del silenzio. E sono rimasti in carcere.
Mentre Verdicchio, assistito dall'avvocato Tomassi, ha risposto al gip, che ha convalidato la misura e disposto per lui i domiciliari. Tutt'altra posizione (e relative contestazioni) per Andrea Danella, nei confronti del quale era stata eseguita l'ordinanza dei domiciliari: resta in attesa della fissazione dell'interrogatorio.
Nell'inchiesta denominata "L'Americano" confluiscono due filoni distinti: quello fiutato dalla finanza del Gruppo di Cassino, coordinata dal tenente colonnello Rapuano; e quello legato alle presunte richieste estorsive ai danni del professionista, seguite dai carabinieri del capitano Scolaro. Per la magistratura, il trait d'union sarebbe da ricercarsi in alcune specifiche figure il cui spessore criminale, in alcuni casi, sarebbe stato forse soltanto millantato pur di raggiungere l'obiettivo. Un'unione di forze, quelle di finanza e carabinieri, che ha indicato al territorio la presenza fattiva delle forze di polizia. E ha rinsaldato l'invito alle vittime a denunciare.
Le contestazioni
L'inchiesta parte in realtà dall'analisi di conti e flussi finanziari, portando direttamente a Maurizio Sardelli, padre di Giuseppe, soprannominato "l'americano", da cui prende il nome l'operazione. Secondo i militari del colonnello Rapuano, sarebbe la sproporzione tra quanto dichiarato e quanto posseduto ad aver fatto scattare il campanello d'allarme. La cifra sottoposta a sequestro preventivo una decina di giorni prima ha superato il milione di euro: nei confronti dei Sardelli è stato applicato, su richiesta del procuratore di Cassino il dottor Luciano D'Emmanuele quanto disposto dal Codice antimafia (d.lgs 159/2011).
La vasta attività ha riguardato l'intero territorio, compresa la provincia di Latina, mettendo in atto un sequestropreventivo anticipato finalizzato alla confisca di beni e utilità nella disponibilità dei due imprenditori.
Tra i sequestri anche una villa a Terracina, quote societarie anche in attività di Piedimonte, Pontecorvo e San Felice Circeo oltre a numerosi conti. L'udienza è al 1° febbraio.