Era considerata la più bella tra le ragazze che si prostituivano nell'area industriale tra Frosinone e Ceccano. Ma ora è tornata a casa, in Romania. E ha deciso di lasciare la strada. Troppo pericoloso. Troppo dura convivere con l'incubo di essere stata sequestrata, rapinata e violentata a turno dal branco.

A distanza di otto anni da quella terribile notte a bosco Faito, il tribunale di Frosinone (presidente Farinella, a latere Doglietto e Tamburro) non ha fatto sconti ai tre ceccanesi accusati di quelle violenze. Dieci anni è la condanna inflitta a Giuseppe Masi e Mauro Perfili, otto anni a Giovanni Battista Masi, fratello del primo, di 37, 34 e 35 anni. I primi due sono stati condannati a una multa di 2.500 euro, tutti all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e al risarcimento dei danni da liquidare alla ragazza, per la quale è stata stabilita una provvisionale di 20.000 euro.

Lei si era costituita parte civile con l'avvocato Riccardo Masecchia. La storia risale al 21 giugno 2012. La vittima, all'epoca, aveva 26 anni. E come tante sue connazionali venute dalla Romania nella speranza di un futuro migliore era stata costretta a prostituirsi.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri la donna fu avvicinata da un cliente come tanti altri. I due dopo essersi accordati si spostarono verso la zona del bosco Faito. Al momento di consumare un fugace rapporto, la nottata per la romena si trasforma in un incubo. Lei venne bloccata da altre due persone che a turno abusarono di lei.

Poi sempre secondo la ricostruzione della procura frusinate il gruppetto chiamò altri due amici e le violenze proseguirono. Momenti interminabili per la giovane che non riuscì a sottrarsi. Alla fine di tutto, la ragazza fu abbandonata in strada seminuda, mentre gli aggressori le portarono via tutto: la borsetta contenente 600 euro, il cellulare e perfino l'auto, ritrovata poco distante dai carabinieri che incrociarono la ragazza, la soccorsero e la portarono in ospedale.

Le indagini vennero portate avanti anche avvalendosi della collaborazione del Ris: vennero repertati e analizzati gli oggetti trovati sul luogo della violenza come pure nella macchina della ragazza. Alla fine il cerchio si strinse intorno a cinque persone, di cui una, poi processata e condannata a quattro anni con l'abbreviato è stata sentita, martedì in aula, come ultimo testimone.

La svolta delle indagini arrivò, dunque, il 24 gennaio 2014 quando scattarono tre arresti e la denuncia di altre due persone. Un quarto arresto venne eseguito a gennaio del 2015. In passato, in aula si era presentata anche lei, la vittima, per raccontare ai giudici quei momenti. Disse di esser stata anche bendata. Motivo per cui riuscì identificare pienamente uno solo degli aggressori, mentre degli altri fornì alcuni dettagli, soprattutto un tatuaggio, sembianze fisiche e parlata.

Al resto, poi, ci hanno pensato i carabinieri del Ris che hanno rinvenuto tracce di liquido biologico di due imputati e della vittima sulle salviettine, sui profilattici (per uno solo e la ragazza), sul pantaloncino e sul perizoma della prostituta (del quarto uomo, già giudicato). Rinvenute tracce di due imputati su un mozzicone di sigaretta.

Martedì per lei si è chiuso un capitolo della sua vita.
Per i tre, invece, l'iter giudiziario proseguirà: novanta i giorni per il deposito delle motivazioni, dopodiché le difese presenteranno ricorso in appello.