Prove di resistenza nel commercio. Laddove la crisi dell'indotto cassinate, si è trasformata in dramma cupo con la pandemia. Alle saracinesche abbassate negli ultimi mesi ce ne sono anche alcune che si alzano.
Anche se la sproporzione è enorme. Ma su tutto vince la voglia di farcela da parte dei commercianti. Ma l'appello, che si sostanzia nell'iniziativa di Confcommercio "Compro sotto casa perché mi sento a casa", allarga l'orizzonte alla comunità. A un aiuto reciproco in tempi tristi per tutti. «A Natale il regalo più bello ha come biglietto d'auguri il sorriso del negoziante sotto casa!», recita l'invito. E con Bruno Vacca, presidente Confcommercio Lazio sud di Cassino, emerge il quadro della situazione cassinate. Conta 250 associati di ogni categoria, dal commercio ai servizi, all'artigianato, alle professioni, e racconta la storia commerciale in questa storia pandemica.

Senza giri di parole, che aria tira?
«C'è un minimo di attività di vendita in questo momento risponde Vacca ma sicuramente è fortemente limitata perché c'è ancora poca gente che circola. Le attività di Cassino tutte si sono attivate per cercare di recuperare un po' di linfa nelle feste. Non sarà facile. La volontà è quella di resistere, di provarci, con grandi difficoltà ma posso dire che lo spirito c'è».

Qual è la principale difficoltà?
«Quella legata alla disponibilità economica dei commercianti. Nella maggior parte dei casi, i risparmi sono finiti o stanno per finire, impiegati finora per resistere. Se non ci dovessero essere introiti a Natale, a gennaio sarebbero dolori. Parlo del commercio al dettaglio non alimentare, da abbigliamento a ristorazione, ecco quest'ultima ha seri problemi ad andare avanti perché è uno dei settori maggiormente penalizzati».

Prove di resistenza, dunque...
«Sì, e ci sono operatori che si sono messi in moto con varie idee e iniziative, si sono anche attrezzati per la vendita online e hanno discreti risultati».

E la gente?
«Non c'è più potere di acquisto e, anche quelli che hanno risparmi, stanno comunque attenti, proprio perché preoccupati per l'avvenire. Il problema è anche legato a una remora psicologica perché chi ha un minimo di risparmi li gestisce molto oculatamente. C'è questa condizione che spinge le persone non solo a uscire di meno ma anche a spendere di meno».

Chi non si può lamentare?
«I supermercati mentre è il commercio tradizionale che ne risente. E, a questo, si aggiungono tanti professionisti».

Lo spirito della vostra iniziativa?
«Punta proprio a fare un ragionamento semplice, di solidarietà, quello di andare a spendere sotto casa perché comunque "stai a casa". Cercare di suscitare solidarietà tra operatori, e tra operatori e cittadini. Il primo, anche storicamente non è un dato scontato, oggi invece dobbiamo essere quanto più possibile uniti per combattere la pandemia e gli effetti devastanti che sono non solo dal punto di vista economico ma anche sociale. Poi c'è una grande attenzione alle persone anziani con alcune iniziative che hanno preso degli operatori per gestire il delivery. Non c'è solo la consegna della roba ma anche sorrisi, saluti, contatti umani, non solo un rapporto cliente-commerciante ma anche una chiacchierata, un conforto. Per coloro che fanno consegne a domicilio c'è la tendenza a privilegiare gli anziani e anche a passare qualche minuto con loro, a fare compagnia. Ed è quello di cui hanno bisogno, un rapporto umano, altrimenti diventa tutto così freddo. Ci sono anziani che magari non riceveranno le visite dei figli e nipoti, allora anche noi facciamo del nostro meglio».