Una forte sproporzione tra redditi dichiarati e beni posseduti. Uno stile di vita particolare, come dimostra un'informativa che racconta di auto di lusso e di ville faraoniche: pure dell'utilizzo di una Maserati color oro (risultata poi intestata a terzi). Questo l'elemento chiave che ha dato il via all'operazione eseguita ieri dagli uomini della Guardia di Finanza di Frosinone e del Gruppo di Cassino, partiti proprio da questa discrasia per ricostruire rapporti commerciali ed economici di due imprenditori di Pontecorvo, con interessi e quote in diverse attività della provincia di Frosinone ma anche di Latina. Ieri mattina presto, le prime perquisizioni.

La stima dei beni
I sequestri di beni per un valore complessivo superiore al milione di euro hanno riguardato due imprenditori pontecorvesi Maurizio e Giuseppe Sardelli, padre e figlio di 60 e 31 anni nei confronti dei quali è stato applicato, su richiesta del procuratore di Cassino il dottor Luciano D'Emmanuele quanto disposto dal Codice antimafia (d.lgs 159/2011), ormai punto di riferimento per semplificare e migliorare «l'efficienza delle procedure di gestione, destinazione e assegnazione dei bei sequestrati ai fini di confisca».
La Guardia di Finanza di Frosinone, agli ordini del colonnello Gallozzi, e i militari del Gruppo di Cassino, guidati dal tenente colonnello Rapuano, hanno dato esecuzione a una vasta attività che ha riguardato l'intero territorio, compresa la provincia di Latina, e che si è concretizzata in un sequestro preventivo anticipato, finalizzato alla confisca di beni e utilità nella disponibilità dei due imprenditori. Sequestri che hanno riguardato tra le altre cose una villa a Terracina, quote societarie anche in attività di Piedimonte, Pontecorvo e San Felice Circeo oltre a numerosi conti.

Il profilo tracciato
Secondo i militari delle Fiamme gialle la contestata sproporzione patrimoniale sarebbe frutto di «numerose condotte illecite perpetrate in circa un ventennio di attività». Il provvedimento emesso dal Tribunale ordinario di Roma Sezione per l'applicazione delle misure di prevenzione, su proposta del procuratore D'Emmanuele, fa seguito a capillari accertamenti economico-finanziari affidati ed eseguiti dalla Guardia di finanza di Cassino. Verifiche che avrebbero permesso di evidenziare la contestata sproporzione patrimoniale. «A partire dai primi anni 2000 i due imprenditori sono stati accusati di associazione a delinquere finalizzata alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti, minacce e danneggiamenti, violenza a pubblico ufficiale, favoreggiamento, bancarotta fraudolenta, e da ultimo sono stati sottoposti a misura cautelare e condannati (non in modo definitivo per l'operazione "I Monatti", ndr) per i reati di usura, estorsione, continuata ed aggravata» hanno ricostruito dal Gruppo di Cassino.
Per le Fiamme gialle sarebbero contestabili a entrambi anche la «pericolosità sociale e la propensione a delinquere» in relazione a quei «comportamenti di vario genere, che vanno dalla violenza, anche mediante uso di armi nei confronti degli usurati, alle minacce e ai danneggiamenti patrimoniali» a cui si sarebbe aggiunto anche il tentativo continuano i finanzieri persino di «ostacolare le indagini condotte dall'autorità giudiziaria».

L'operazione
Nei confronti dei due imprenditori pontecorvesi rappresentati dall'avvocato Emanuele Carbone destinatari entrambi della misura di prevenzione, inoltre, è stata fissata l'udienza per l'applicazione o meno della misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza per la durata di 3 anni. Udienza che si terrà il prossimo primo febbraio a Roma. In tale sede si deciderà oltre che sulle misure relative alla sorveglianza speciale anche sulla confisca definitiva dei beni oggetto dell'odierna ablazione o, in caso contrario, della loro restituzione.