Centinaia di persone si sono assiepate intorno alla chiesa di Santa Maria della Valle, a Sant'Angelo, per accogliere Ennio Marrocco nell'ultimo viaggio, per un saluto all'amico, al collega, al conoscente. o semplicemente per esserci, per sostenere la famiglia in questo momento così difficile. La pioggia ha accolto il feretro, in chiesa sono entrati i familiari e gli amici, tanti sono rimasti fuori. Il Covid ha portato via anche il diritto di stare insieme, vicini, in un momento di sconforto così profondo.

«Sabato mentre leggevamo il Vangelo della prima domenica d'Avvento "fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati", proprio in quegli istanti Ennio ci lasciava e si univa al Signore - ha detto don Luigi - Mi è venuto in mente l'inizio di questo maledetto 2020, un anno nefasto che verrà ricordato come uno dei peggiori della storia, e la morte di un altro giovane, Pasquale Diodati. È un collegamento che mi è venuto spontaneo, perché sono state entrambe persone di buon cuore. ed ecco l'invito del Signore a vegliare, ad essere pronti perché non sappiamo cosa ci aspetta. Ennio era una persona mite e generosa, ricca di amore sincero per la sua famiglia. A causa di alcuni problemi di salute aveva maturato l'idea che su questa terra siamo di passaggio e che bisogna fare il meglio. E così lui viveva la sua vita, dando e facendo il meglio, con semplicità, con schiettezza e con amore. Ed Ennio è degno di stare nel giardino di Dio».

Torna con veemenza sulle parole del Vangelo don Luigi: «Si fa pressante l'invito che la parola di Dio ci fa per la prima domenica d'Avvento "siate pronti e vegliate". Seguite la voce della coscienza, siamo liberi di fare qualsiasi scelta ma solo la scelta di fare del bene agli altri ci rende veramente felici, perché veramente umani. Ed essere felici significa essere sobri, essere presenti a sè stessi. Il giovane che è rimasto coinvolto nell'incidente con Ennio ha la sua stessa età, 37 anni, sono convinto che si porterà per tutta la vita il rimorso. Dio lo ha permesso e ci chiediamo il perché, perché la nostra fiducia è stata messa alla prova. Viviamo in questo tempo, in cui la cultura dello sballo porta a un eccessivo uso di alcol e droga. L'esercizio della propria libertà sta nell'essere sè stessi nonostante i condizionamenti con cui viviamo».

Poi un messaggio forte, quello lanciato dal parroco durante l'omelia: «Tra la volontà di Dio e la nostra c'è uno spazio che è la libertà personale, bisogna avere responsabilità della propria vita e per quella degli altri. Per quanto riguarda le sostanze che annebbiano la volontà personale non vanno usate, vendute o giustificate a uso personale. Perché chi le usa non è in grado di valutare le proprie azioni nei confronti degli altri. Dio ha permesso che Ennio morisse, lo ha chiamato a sè, ma ci sono anche altre colpe. Spero che questa tragedia sia un monito a vivere con maggiore attenzione agli alti a ponderare le proprie azioni e a non essere egoisti.

Alla famiglia di Ennio, ai suoi figli, va tutto il nsotro amore, consapevoli che nessuna parola sarà mai in grado di lenire in così grande dolore».
Resta il vuoto che la prematura morte di Ennio Marrocco ha lasciato nelle vite di chi lo amava, di chi lo conosceva, di chi lavorava con lui. Un vuoto incolmabile che non trova spiegazioni e che, forse, solo il tempo potrà curare in minima parte. Quando il feretro è uscito dalla chiesa il cielo si è aperto, non pioveva più.