Sempre più spesso in giro per il mondo si vedono ragazzi cisgender, cioè che si identificano nel proprio genere maschile, indossare la gonna. Questo non solo è segno di allontanamento da una mascolinità tossica interiorizzata, ma dà anche nascita a un movimento che parla alla nostra e alle future generazioni di svolta e cambiamento.

Questo movimento ha due scopi principali: vuole denunciare il sessismo di questa società che impone una differenziazione del vestiario maschile e femminile, e al contempo vuole protestare e lottare contro la sessualizzazione degli abiti femminili. Tristemente va ammesso che sono molti i casi in cui un abuso sessuale è stato giustificato con la frase "chissà lei com'era vestita". È comune cultura popolare sessualizzare gli abiti di una donna, definirla negativamente in base a ciò che indossa, convincerla che se ha una gonna troppo corta è una poco di buono, ma se la ha troppo lunga è colpevole di non suscitare alcun desiderio o istinto nell'uomo.

È proprio su queste fondamenta che parte l'iniziativa di Colin Renaud (un esempio di tante che si stanno diffondendo), un ragazzo di quindici anni che nella scuola superiore "Villa Maria" (Canada) ha convinto i compagni a unirsi a una protesta contro il dress code sessista della scuola. Gli studenti si sono presentati a scuola indossando una gonna, definita da Renaud "un simbolo" per supportare le donne a indossare ciò che preferiscono e per combattere contro le denigrazioni che subiscono a causa degli abiti che portano. Nonostante infatti l'evoluzione della società moderna, ancora ci si ritrova a pensare che scoprire parti del corpo non sia una scelta di gusto, ma sia un invito a ad essere guardate.

I ragazzi hanno attirato l'attenzione di varie testate giornalistiche americane che hanno riportato la storia, e Renaud ha rilasciato alcune dichiarazioni a Montreal Gazette. Tra gli obiettivi del movimento, il ragazzo afferma che vi è anche quello di "smettere di dire che c'è un genere per qualsiasi cosa, che questo è per i maschi e quell'altro per le femmine". Quando però il primo giorno si è presentato da solo in gonna, alcuni operatori scolastici lo hanno fermato all'ingresso dell'edificio e gli hanno chiesto se fosse gay o transgender, sostenendo che le gonne siano solo per le ragazze.

La preside si è successivamente dissociata da tali affermazioni ribadendo l'inclusività della scuola, ma resta da chiedersi quanti nel 2020 la pensino effettivamente come lei.