La maggior parte delle telefonate le fanno loro. Non le ricevono. E il sostegno che viene richiesto in questa fase non è tanto psicologico quanto pratico. Attiene ai comportamenti da tenere quando si è in sorveglianza domiciliare per aver contratto il virus. Ma è del tutto evidente che ad emergere è anche la necessità di ascolto. Il Covid-19 è un virus che divide, che obbliga al distanziamento, che vieta gli abbracci, la carezze, i baci. Una pandemia che sta mettendo a dura prova non soltanto il sistema sanitario ma l'intero impianto sociale di un Paese eternamente diviso tra anarchia e solidarietà. Un Paese nel quale c'è una miriade di istituzioni nella gestione dell'emergenza. Ognuna delle quali però guarda pure a come trasformare la gestione in consensi. Generando confusione.
Ma il contatto (seppure telefonico) quotidiano con le persone malate e isolate fa riscoprire la parte migliore di chi non ha altro obiettivo se non quello di dare una mano. Da domenica scorsa sono attivi tre numeri di telefono messi a disposizione dalla Asl di Frosinone, h24: 333.1252289, 328.9271664, 388.9859410. Emblematico il nome dato a questo tipo di servizio: "Se il virus ti isola, noi ci siamo". Si legge nel volantino: «Se sei a casa in quarantena o in isolamento domiciliare a causa dell'emergenza Coronavirus e stai vivendo una condizione di disagio o di sconforto, che ti impedisce di svolgere le attività quotidiane e vorresti sentirti più sereno, oppure se hai bisogno di un sostegno per tranquillizzare i tuoi familiari o i tuoi bambini, se hai bisogno di informazioni che non riesci a rintracciare sul sito della Asl, se hai bisogno di qualsiasi cosa inerente il problema del Covid 19 e non riesci a trovare i riferimenti giusti chiamaci, siamo disponibili h24, giorno e notte. Si tratta di un servizio coordinato dal dottor Fernando Ferrauti, dirigente del Dipartimento Salute mentale della Asl.
Ma in questa fase sta diventando un passaggio insostituibile anche e soprattutto per quell'attività di tracciamento fondamentale per fermare il contagio. In pochi giorni oltre 3.000 le chiamate arrivate. E tantissime quelle effettuate. Lina Masocco lavora fianco a fianco con Ferrauti e coordina un gruppo di lavoro di circa 50 persone. Spiega: «In questa fase il lavoro principale è quello di supporto al Sisp della Asl, quello del Dipartimento di prevenzione. Noi contattiamo quelli che sono i primi casi positivi di giornata, ci accertiamo che siano a conoscenza del referto e di tutto il resto. Raccogliendo ogni tipo di informazione, che poi inseriamo in dei file trasmessi appunto al Sisp». Aggiunge: «Si tratta di un servizio molto diverso rispetto a quello che effettuiamo normalmente, ma in questo momento è importante impegnarsi su questo fronte. I turni coprono 24 ore, sempre. E ognuno di noi si trova a gestire moltissime telefonate».
Sottolinea il dottor Fernando Ferrauti: «Anche noi siamo di fronte ad uno scenario completamente diverso rispetto a quello della fase iniziale della pandemia. Naturalmente c'è chi continua a chiedere un supporto di tipo psicologico, ma la maggioranza delle persone vuole sapere cosa deve fare stando a casa dopo aver contratto il Covid. E in diversi intendono sapere come accedere ai servizi della Asl». Continua Ferrauti: «Il 25% delle chiamate avviene di notte e il target è soprattutto quello che riguarda persone anziane. Che magari vivono in paesi isolati e non hanno la capacità di accedere ad internet».
Funziona in questo modo: i tre numeri dedicati vengono "girati" a diversi sanitari, in modo che la copertura sia totale. Il tracciamento è particolarmente difficile in questa fase, con circa 3.500 persone positive al virus in sorveglianza domiciliare. Ma ci sono pure i negativi che fanno parte di "link". I cosiddetti contatti. Il punto è che da settembre ad oggi ogni caso positivo ha almeno 15 contatti. Nessun sistema può tracciarli tutti. Ecco perché le telefonate diventano fondamentali. Argomenta Lina Masocco: «Nella prima fase il 90% delle telefonate riguardava la gestione di casi di ansia e di disagio psicologico. Oggi la situazione è capovolta: il 90% delle chiamate è riconducibile a persone in sorveglianza domiciliare.
Chiedono aiuto per poter scaricare il referto sulla piattaforma dedicata. Ma chiedono pure cose più concrete: la sanificazione dell'abitazione ma pure la pulizia quotidiana della casa. In tanti abitano da soli e non ce la fanno. C'è pure chi chiede spiegazioni su come, dove e quando si devono gettare i rifiuti». Una pausa, poi Lina Masocco dice: «Alcuni ci hanno chiesto aiuto a trovare delle mascherine trasparenti. Per una ragione: avere la possibilità di leggere il labiale. Questo maledetto virus ha spento il mondo, noi dobbiamo lottare per far sì che non si spezzi mai la catena della solidarietà. Una telefonata che mi ha colpito? Beh, una signora alla fine della telefonata mi ha detto: finalmente a Frosinone la sanità funziona. All'inizio ho sorriso, poi mi sono sentita orgogliosa». Parole che testimoniano come sia stata importante l'intuizione del direttore generale Pierpaola D'Alessandro. È lei ad aver fortemente voluto questo servizio.
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Racconta Fernando Ferrauti: «Alcune telefonate sono state simpatiche, ma danno anche la misura della tenerezza, dell'umanità, perfino della fragilità in un momento come questo. Abbiamo contattato una signora positiva al Covid, chiedendo dove abitasse. Questa la risposta: "A casa mea (sì mea). Siamo tutti positivi tranne mia nuora, che non è troppo buona". È la straordinarietà della forza del quotidiano. Al di là della risata che un episodio del genere strappa. Un'altra volta ci siamo sentiti rispondere, prima ancora che parlassimo, "Ooo amò". Abbiamo fatto presente alla signora che eravamo la Asl. Risposta: "Mi scusi... aspettavo un'altra chiamata". Alla fine batteremo questo virus e lo faremo anche e soprattutto grazie alla forza della vita quotidiana». Rileva Lina Masocco: «Dicevo delle indicazioni di tipo pratico. Diamo disposizioni pure su come si deve stare nella stessa abitazione quando ci sono più persone positive e su come bisogna invece comportarsi quando ci sono positivi e negativi. Poi naturalmente viene fuori la particolarità dell'essere infermieri quando è importante dialogare con gli anziani colpiti dal virus che sono a casa.
Dobbiamo renderci conto che per molti di loro internet è un territorio inesplorato, che tanti paesi sono isolati, che c'è la convivenza con figli e nipoti. E che spesso gli anziani sono stati infettati proprio da figli e nipoti. È chiaro che emerge altresì una grande necessità di ascolto». Aggiunge la Masocco: «Naturalmente continuano ad arrivare pure telefonate nelle quali ci viene chiesto un supporto di tipo psicologico. E noi prendiamo nota e facciamo richiamare la persone da professionisti specializzati. Noi lavoriamo di squadra, è questa la chiave di volta. Se qualcuno ha minacciato gesti estremi.
C'è stata una sola telefonata di questo tipo, gestita con grande professionalità ed efficacia». Nel 1993 Massimo Lopez fu protagonista di uno degli spot più celebri della televisione italiana: "Una telefonata allunga la vita". In questo caso, nel pieno della pandemia da Covid-19, le telefonate come quelle che stanno effettuando i sanitari della Asl contribuiscono in maniera decisiva alla gestione di una malattia subdola. Sulla prima linea del fronte di questa guerra ci sono anche loro.