«Beh insomma, il giuramento di Ippocrate è prevalente». La dottoressa Caterina Pizzutelli, responsabile provinciale della Federazione italiana medici famiglia, va dritta al punto. E il punto è la sentenza con la quale il Tar del Lazio ha sostanzialmente disposto lo stop alle visite a domicilio dei medici di famiglia ai malati Covid. Rilevando che «l'affidamento ai medici di medicina generale del compito di assistenza domiciliare ai malati Covid» risulta in contrasto con la normativa emergenziale.

E per questo ha parzialmente accolto un ricorso proposto dal sindacato dei medici italiani contro alcuni provvedimenti della Regione Lazio. Per effetto delle decisioni regionali «i medici di medicina generale - ha sottolineato il Tar - risultano investiti di una funzione di assistenza domiciliare ai pazienti Covid del tutto impropria, che per legge dovrebbe spettare unicamente alle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca)».

L'assistenza continua
Caterina Pizzutelli dice: «Per quello che ci riguarda noi stiamo continuano ad assicurare le visite ai pazienti Covid. Atrraverso le videochiamate ma anche a domicilio quando le condizioni cliniche lo richiedono. A dire la verità abbiamo anche dato la nostra disponibilità alla Asl di fare parte delle Uscar. A patto però che ci sia un infermiere specializzato per quanto riguarda le procedure di vestizioni e svestizione». L'assessore regionale alla sanità Alessio D'Amato aveva subito rilevato: «Pensare di gestire gli oltre 600.000 in isolamento domiciliare in Italia, 60.000 dei quali nel Lazio, solo con le unità mobili Uscar vorrebbe dire avere a disposizione una platea di oltre 10.000 operatori considerando l'evoluzione della pandemia». Il punto nodale è questo: nell'attuale fase della pandemia sono tantissime le persone in isolamento a casa. In questo modo anche questo tipo di servizio andrebbe a gravare sugli ospedali, già messi a dura prova. Insomma, il fronte caldo è quello dell'assistenza domiciliare.

Argomenta Caterina Pizzutelli: «Personalmente in questo momento seguo 25 pazienti Covid. Ed effettuo visite a domicilio quando è necessario. Continuerò a farlo. E con me tantissimi colleghi. Ho il massimo rispetto per le sentenze della magistratura. Ma sul piano deontologico un medico non può che rispondere prioritariamente al giuramento di Ippocrate. I pazienti non sintomatici possono essere seguiti attraverso delle telefonate e controllando continuamente i livelli di saturazione dell'ossigeno. Ma ci sono dei casi e delle situazioni nelle quali è necessaria la visita a domicilio. Noi le abbiamo sempre fatte e continueremo a farle. Stiamo effettuando il nostro lavoro. Da mesi stiamo dando un contributo enorme al "fronte" di questa guerra e non intendiamo tirarci indietro».

Pier Luigi Bartoletti, segretario provinciale della Fimmg Roma, ha notato sul punto: «Da venerdì è previsto un brusco calo delle temperature e sappiamo che il freddo attiva i virus influenzali. Quindi ci aspettiamo un aumento di chiamate dei cittadini per malattie di raffreddamento. Quelli chi li visita a domicilio? La verità è che nonostante il fuoco amico e mille impedimenti, stiamo costruendo una rete territoriale che ci consentirà dal basso di rendere più efficace il sistema sanitario». Mentre il presidente dell'ordine dei medici di Roma Antonio Magi ha dichiarato: «La sentenza del Tar non stabilisce che i medici di famiglia non possano più andare a casa del paziente. I medici possono tranquillamente continuare a visitare i pazienti a domicilio, come hanno sempre fatto e come stanno ancora facendo, quando possibile. Anzi sottolineo che i medici di famiglia, per deontologia, sono tenuti a gestire il paziente anche a casa, indipendentemente dalle sentenze».

La curva dei contagi
Nell'edizione di ieri Il Sole 24 Ore ha pubblicato una classifica che fotografa l'incidenza dei contagi nelle province. Il periodo di riferimento è quello degli ultimi trenta giorni e si misura il numero dei contagi ogni 100.000 abitanti. In Ciociaria ce ne sono stati 1.003,21. La provincia di Frosinone è nella posizione numero 54 su 109 realtà monitorate. Nel Lazio soltanto la provincia di Viterbo ha un'incidenza maggiore: 1.198,20. Mentre a Roma è di 689,52 ogni 100.000 abitanti, a Latina di 666,26, a Rieti di 614,66. In testa a questa classifica c'è Monza Brianza: 2.819,87 ogni 100.000 abitanti. Poi Varese (2.746,01), Aosta (2.672,49) e Milano (2.505,68). In provincia di Caserta l'incidenza è di 1.349,75. Siamo nella trentottesima settimana dall'inizio della pandemia in provincia di Frosinone. Questo l'andamento: 69 casi il sedici novembre, 225 il diciassette, 343 il diciotto. Per un totale di 637: la media è di 212,33 al giorno. In risalita. Ma è il trend di novembre che si conferma il più alto in assoluto. In diciotto giorni 4.650 nuovi contagiati: la media è di 258,33. I casi positivi dall'inizio sono 9.265. Vuol dire che a novembre c'è stato il 50,18% delle infezioni totali da Coronavirus in Ciociaria. Se poi si guarda all'intero periodo autunnale, allora emerge che ad ottobre e novembre i casi sono stati 8.178 su un totale di 9.265. Oltre l'88%.

Questo l'andamento dei contagi delle ultime settimane. Nella trentunesima 15, nella trentaduesima 29,14. Nella trentatreesima settimana la media è stata di 101,57 al giorno. Nella trentaquattresima 183,28, nella trentacinquesima 235,86, nella trentaseiesima 292, nella trentasettesima 224,28. Nella trentottesima siamo a 212,33. Contagi oltre quota 9.000 in provincia di Frosinone. Per superare i 1.000 casi in Ciociaria sono dovuti però trascorrere ben 209 giorni, dal due marzo al ventiquattro settembre. Per arrivare a 2.000 invece sono passati 24 giorni, dal venticinque settembre al diciotto ottobre. Mentre per superare i 3.000 casi di giorni ne sono bastati 6, dal diciannove al ventiquattro ottobre. Poi, da 3.000 a 4.000, appena 5 giorni, dal venticinque al ventinove ottobre. E da 4.000 a 5.000 soltanto 3 giorni: trenta ottobre, trentuno ottobre, primo novembre. Sono stati 4 per arrivare a 6.000: dal due al cinque novembre. 3 giorni per arrivare da 6.000 a 7.000: dal sei all'otto novembre. Infine, 5 giorni per arrivare e superare quota 8.000: dal nove al tredici novembre. E 5 giorni pure per oltrepassare i 9.000: dal quattordici al diciotto novembre. Questa la sequenza quindi: 209-24-6-5-3-4-3-5-5. Mese pesantissimo anche e soprattutto sul versante dei decessi. Ieri altri 2, che portano il totale a 119. In diciotto giorni sono stati 51. Per una media di 2,83 al giorno.

La carica del manager
Ieri è stato ultimata la tensostruttura pre-triage al di fuori del Pronto Soccorso di Frosinone. Il direttore generale della Asl Pierpaola D'Alessandro ha detto: «Appena terminato il pre-triage al Pronto Soccorso di Frosinone per smaltire al meglio l'iperafflusso. Percorso febbre, stanza di isolamento, percorso pulito e sporco, tutto riscaldato. L'uomo al centro. Sono fiera».