Della sua esistenza i residenti e gli storici già ne avevano contezza. Ma nessuno era riuscito a individuarla, tra racconti tramandati e carteggi persi.
Dopo circa 150 anni di oblìo torna alla luce quel che resta della cripta dell'antica chiesa medievale di Ognissanti a Sant'Elia, almeno secondo i primissimi accertamenti. A individuarla, durante una delle numerose ricerche "sul campo" è stato lo storico santeliano Benedetto Di Mambro, appassionato e già promotore di altre scoperte storiche nel nostro territorio.
«È venuta gradualmente a comparirmi sotto gli occhi dopo un lungo eminuzioso studio e un controllo a tappeto dei circa sessanta metri quadrati della chiesetta, sul pavimento ricoperto da uno spesso strato di sporcizia. A meno di un metro dall'attuale parete di fondo e a poco più di nove metri dalla parete absidale - spiega Di Mambro - accostato longitudinalmente alla parete destra, c'è un rialzo rettangolare di circa un centimetro dal piano del pavimento. È composto da una serie di mattonelle rettangolari poste alternativamente. Credo di poter affermare di aver individuato il sigillo della botola dell'antica cripta, resistita e destinata ai meno abbienti del paese fino al 1875, anno dell'apertura della prima pianta dell'attuale camposanto».
La chiesa di Ognissanti risale all'XI o XII secolo e nacque come chiesa privata, spiega ancora Di Mambro. La primitiva cripta fu destinata ai suoi proprietari e quindi, mano a mano, ai sacerdoti e poi ai ricchi del paese. «Dal XVI secolo la si usò anche per i poveri. Fino al XVI secolo la chiesa fu adibita anche a lazzaretto per via delle pestilenze e delle epidemie malariche di quei secoli. Quando fu costruito il camposanto all'aper to, la cripta fu murata e all'antica facciata della chiesa fu addossato un fabbricato di due piani che servì per anni da ospizio per poveri e per malati. Oggi il fabbricato è di proprietà privata ela chiesa, sconsacrata ma con pregevolissimi affreschi medievali al suo interno, è proprietà del Comune».