La Regione Lazio è stata classificata dal Governo zona gialla e questo porta con sé diverse restrizioni per le attività commerciali sul territorio. A Ceccano, come nel resto d'Italia, tra le categorie più esposte a questo tipo di provvedimenti ci sono i bar e ristoranti che devono fare i conti con le limitazioni di orario imposte.
Dopo avere investito per mettersi in regola secondo le disposizioni decise lo scorso maggio, è arrivata una nuova restrizione. L'orario di chiusura al pubblico fissato alle 18, che ha obbligato molti locali di ristorazione a "reinventarsi" per l'asporto, permesso fino alle 20.
Alessandro Pizzuti, proprietario dell'Infinito Caffè, ha optato per questo servizio: «Abbiamo sostenuto molte spese per poter riaprire, ma da me non troverete polemiche. Queste misure sono importanti perché è compito di tutti tutelare la salute di chi ci sta intorno, dei dipendenti e dei familiari. Con i controlli sanitari in difficoltà, è importante adottare misure anche drastiche.
Sicuramente il Decreto Ristori sarà fondamentale, per avere la possibilità di pagare i nostri dipendenti e provare ad andare avanti. Ci sono stati problemi i primi tempi con la cassa integrazione. Ma alla fine, nel momento in cui il dipendente riceve l'assegno, la situazione si può gestire. Adesso ci siamo adattati con un servizio di take-away e delivery per sushi, pizza e panini, i nostri cavalli di battaglia del lockdown. La speranza comunque è che queste limitazioni ci permettano di vivere serenamente, anche da un punto di vista professionale, il periodo delle festività natalizie, che è importantissimo per ogni attività commerciale».
C'è chi invece la serranda non ha ancora potuto riaprirla. Simone Stella, proprietario dell'Ostelleria, in piazzale Bachelet, proprio dopo le 18 aveva stabilito il suo orario di apertura: «Noi siamo un locale serale - ci ha detto - che restava aperto fino a notte. Con le precedenti limitazioni fino a mezzanotte potevamo lavorare, con qualche aperitivo e cena. Purtroppo, con le nuove restrizioni di apertura al pubblico fino alle 18 non ho proprio riaperto. Abbiamo provato con il pranzo, ma non era sostenibile da un punto di vista economico, nonostante qualche prenotazione. Aprivamo il cassetto a chiusura e capivamo che sarebbe stato meglio rimanere a casa. Non voglio assolutamente contestare le misure, vista la delicata situazione nazionale. Detto questo, comunque, ci serve un aiuto per le spese fisse: tasse, elettricità, affitto, utenze varie sono tutti costi che, a fine mese, arrivano comunque in bolletta. E se non facciamo incassi difficilmente potremo pagare».