Casa dello spaccio smantellata nel centro storico di Ferentino, Eljo Domi, 24 anni, Ciro Scarpati, 28 anni e Silvia Bianchi, 20 anni, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ieri gli interrogatori dei tre finiti nei guai martedì scorso, raggiunti da un'ordinanza di misura cautelare eseguita dai carabinieri della Compagnia di Anagni, coadiuvati dai militari del Comando provinciale di Frosinone.
Sono tuttora ricercate altre sei persone. Si tratta degli albanesi Albi Lleshaj, FramirMuhaxhiri, Neglimer Synaj, Urim Thaci, Arianit Lekgegaj, Mateo Balliu, anche loro colpiti dall'ordinanza restrittiva. Non sono stati rintracciati sul territorio nazionale poiché fatti rientrare in patria dai sodali dopo essere stati controllati dai carabinieri di Ferentino durante le indagini. Tutti sono ritenuti responsabili a vario titolo di plurimi reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, cocaina e crack, con l'aggravante della continuazione. Il sodalizio ha smerciato una quantità consistente di cocaina e crack a giovani assuntori.
Ben 900 episodi di spaccio di "crack" per un valore di oltre 16.000 euro, sono stati scoperti dai carabinieri nel corso delle indagini. Sono state tratte in arresto complessivamente sei persone, denunciate altre due, sequestrati circa 160 grammi di cocaina, segnalati alla Prefettura 23 acquirenti e contravvenzionato un giovane per inosservanza al decreto anti-covid, che in pieno lockdown è andato ad acquistare lo stupefacente.
Smantellato, dunque, dai militari un appartamento preso in affitto in centro per ospitare connazionali che dall'Albania entravano in Italia con un semplice visto d'ingresso per turismo. Tra i requisiti fondamentali, essere incensurati in modo tale che, in caso di arresto, avrebbero potuto ottenere sconti di pena ed essere liberati velocemente per poi tornare in Albania. Durante la loro presenza dovevano soltanto pensare a smerciare la droga.
A "controllare" l'appartamento dello spaccio, stando alle accuse, c'erano Ciro Scarpati e Silvia Bianchi, di Ferentino. A loro il compito di avvertire gli occupanti in caso si fossero presentati i carabinieri, di fornire informazioni sui potenziali assuntori da indirizzare nella zona di spaccio e sia su coloro che si recavano ad acquistare lo stupefacente. I pusher sfruttavano i numerosi vicoli e vicoletti del centro, per sfuggire ad eventuali controlli da parte delle forze dell'ordine. Qualora non fossero stati scoperti, al termine dei tre mesi (scadenza visto turistico) erano premiati dai promotori dell'organizzazione e rimandati in Albania, con la promessa di una nuova convocazione in Italia.
Ieri, dunque, bocche cucite di Eljo Domi, difeso dall'avvocato Marco Maietta, di Ciro Scarpati, difeso da Luigi Tozzi, e di Silvia Bianchi che si è affidata agli avvocati Tozzi e Tony Ceccarelli.