La sezione del carcere di Frosinone devastata a marzo, dopo le proteste dei detenuti per il Coronavirus, si trasforma in un'area Covid. Da ieri ospita una quindicina di detenuti, tutti i nuovi arrestati, finiti lì, separati dagli altri, in quarantena. A regime ospiterà i detenuti provenienti dal Lazio, dall'Abruzzo e dal Molise che hanno contratto il virus e che sono asintomatici o oligosintomatici. Ciò comporta dei problemi nella gestione pratica di questa tipologia di detenuti. Non a caso il personale della polizia penitenziara che lamenta di non essere stato avvertito per tempo ha proclamato o stato di agitazione. Ma problemi ci saranno anche da parte delle autorità sanitarie preposte a seguire i pazienti, considerato che, nel Lazio, il 98% dei detenuti ha problemi di tossicodipendenza o di salute mentale.

Donato Capece, segretario generale del Sappe, protesta: «È quanto mai strano che, d'imperio, l'amministrazione decide di istituire una sezione Covid senza avere fatto un passaggio al tavolo sindacale e soprattutto informato il sindacato locale. Alla luce di questo atto d'arroganza rispondiamo con lo stato di agitazione e una protesta sul territorio». La sezione è già operativa. «Da stamattina (ieri, ndr) aggiunge Capece ospita una quindicina di detenuti, quelli arrestati sul territorio che vanno portati preventivamente in quarantena, separati dagli altri. Però, noi non accettiamo questo input che arriva dall'alto senza aver illustrato ai sindacati la nuova organizzazione del lavoro: ci vogliono un protocollo sanitario, dispositivi di protezione, personale preparato ad affrontare questa situazione. Andrebbe potenziato l'organico di Frosinone, è il minimo che ci vuole».

Massimo Costantino della Fns Cisl dice: «Una sezione del reparto devastato nella rivolta di marzo sarà destinata ai detenuti Covid. Come Fns Cisl abbiamo dichiarato lo stato di agitazione e indetto una manifestazione regionale. Non condividiamo la modalità con cui ciò è avvenuto né il fatto che il personale non sia stato formato. L'amministrazione, così, dimentica i diritti del personale. Per una sezione Covid ci vogliono  degli accorgimenti, il personale deve essere fornito di tute e mascherine e formato su come adoperarle. Nessuno ci ha spiegato le modalità d'ingaggio. È vero che ci sono i controlli sanitari all'ingresso del carcere, ma dobbiamo evitare che ci sia un effetto di ritorno».

A tutela dei lavoratori, la Cisl Fns ha chiesto di effettuare i tamponi degli agenti all'ospedale del Celio.
Inoltre per le carceri di Frosinone, Paliano e Cassino - insiste Costantino - abbiamo chiesto una riunione per discutere del protocollo quadro per l'emergenza sanitaria del comparto sicurezza». Il provveditore regionale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Carmelo Cantone ai sindacati, che lo sollecitavano sulla sezione Covid a Frosinone, ha risposto che «la riapertura della sezione ristrutturata presso la casa circondariale di Frosinone è stata anticipata di diversi giorni rispetto a quanto ipotizzato e sperato e che avrebbe consentito una preventiva informazione alle organizzazioni sindacali, poiché da giorni ed in particolare nella giornata di ieri 27 ottobre siamo stati subissati di richieste dalle autorità giudiziarie e dalle forze di polizia operanti per l'accoglienza di persone tratte in arresto.

Si sta lavorando in stretto stato di necessità, con una situazione che evolve ormai ora per ora e non siamo certamente mossi dalla voglia di fare "colpi di mano" a danno del personale. Stiamo agendo in stato di necessità a Frosinone come altrove, consapevoli che le risorse umane dappertutto sono striminzite anche rispetto al periodo precedente alle sommosse di marzo, quando le sezioni danneggiate erano operative, ma è pur vero che in questa fase tutte le agenzie che lavorano alla sicurezza sono chiamate a particolari sacrifici».