Sono state le piogge torrenziali e i relativi lavori di pulizia dei fossi di scolo a mostrare la presenza ancora di acque rosse in località Pantanelle, tra Cassino e Sant'Elia. Però un po' più a valle rispetto a quelle notate e segnalate alcuni anni fa nella stessa zona. Quelle venute fuori nei giorni scorsi sono a ridosso di un rivolo che attraversa i campi, in quella stretta lingua di terra che separata geograficamente Cassino e Sant'Elia. Diversi i punti che erano stati notati sul versante santeliano.

Tanto che, dopo sopralluoghi e analisi, era stata interdetta in tutta l'area la coltivazione: prima il sequestro per consentire all'Arpa il campionamento. Poi, dopo i risultati (parliamo del novembre del 2016) che hanno fatto rilevare la presenza di alluminio, ferro, manganese e svariati metalli pesanti fuorilegge, l'ordinanza del sindaco Angelosanto, che proibiva anche il pascolo. Forte la paura che dietro quei valori fuori range potesse esserci l'ombra di veleni nascosti.
I primi a sollevare la questione furono gli ambientalisti. E ancora una volta sono stati proprio loro ieri mattina a verificare la segnalazione di alcuni cittadini: la presenza di acque dalla colorazione ruggine sulla sponda.

Per questo sia Salvatore Avella di Fare Verde che Edoardo Grossi, commissario straordinario dell'Ansmi, entrambi attivisti noti in tutta la provincia, hanno lanciato una richiesta: quella di estendere fino al completamento degli accertamenti il divieto di coltivazione e pascolo anche nell'area cassinate. Magari dopo un summit tra le due amministrazioni coinvolte. «Allargare insomma il raggio d'azione, in attesa che i carabinieri forestali intervenuti e le autorità competenti possano dare risposte in grado di fugare qualunque dubbio legato a possibili conseguenze per la salute umana» hanno continuato.
Sul versante santeliano, intanto, permangono i divieti già disposti. Ora occorrerà capire se anche quello cassinate possa o meno essere stato interessato da una eventuale contaminazione.