Dalla mezzanotte di ieri è partito il coprifuoco notturno nel Lazio. Come è noto, il presidente della Regione Nicola Zingaretti ha firmato, insieme al ministro della Salute Roberto Speranza, un'ordinanza che vieta la circolazione dei veicoli e delle persone dalle 24 alle 5 del mattino, se non per stretta necessità, lavorativa o sanitaria.
Per muoversi in quella fascia oraria, servirà un'autocertificazione, sul modello di quelle introdotte dalle disposizioni governative di marzo-aprile scorsi. La decisione è stata presa in base all'aumento dei positivi al Covid-19 e dei decessi, con un rapporto medio fra tamponi e positività del 5,9%. Il provvedimento regionale, sul quale da giorni spingeva l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato, prevede altri tre punti fondamentali. Due riguardano la scuola. Per le Università viene introdotta la didattica a distanza al 75%, ad eccezione delle matricole e di quanti frequentano i laboratori formativi; la "Dad" al 50% anche per gli Istituti superiori a partire da lunedì prossimo, sempre ad eccezione del primo anno. Invece dove è possibile, considerando la rimodulazione dei trasporti, si cercherà di favorire l'alternanza con i turni pomeridiani.

«Il Lazio, secondo i dati di ottobre forniti dalla Protezione Civile, risulta la prima regione italiana per casi testati ogni 100mila abitanti - fa notare l'Unità di crisi regionale - La media nazionale è di 2.497 casi testati per 100mila abitanti, mentre quella della Regione Lazio è di 4.045 casi». Dunque, secondo l'assessore D'Amato, «queste sono le giornate più difficili, occorrono rigore e rispetto del distanziamento».
Ma saranno giornate difficili, se non drammatiche, soprattutto per quegli esercizi commerciali che vivono di lavoro serale e notturno. In prima fila ristoranti, bar e pub: quindi i cinema e tutti i locali in cui si svolgono attività di intrattenimento. Dopo le chiusure totali del primo lockdown, che hanno provocato perdite economiche pesantissime per l'intero comparto commerciale, questo secondo confinamento "ridotto" rischia di dare il colpo di grazia a centinaia di esercizi della nostra provincia.

Per avere un quadro più dettagliato della situazione abbiamo sentito il vicepresidente di Confcommercio Lazio Frosinone-Latina, nonchè responsabile del settore Sviluppo dell'associazione, Fabio Loreto. Le sue dichiarazioni sul coprifuoco notturno nel Lazio non lasciano spazio ad equivoci. «Siamo contrari a qualsiasi tipo di chiusura - ci ha detto Loreto - Le attività commerciali devono andare avanti, anche perchè con questo provvedimento alcune categorie, come quelle della ristorazione, sprofonderanno in una crisi mai vista in precedenza, le cui conseguenze non ricadranno soltanto sui gestori, ma sull'intera economia del territorio. In questo modo si continuano a colpire i più deboli, chiedendo loro di abbassare le serrande. Non ci si rende conto, però, che proprio le categorie dei ristoratori o dei gestori di locali notturni sono quelle che pagano più tasse e quindi mandano avanti lo Stato».

Lo scopo dell'ordinanza, secondo il presidente Zingaretti, è quello di limitare i contagi che crescono nel Lazio.
«Con tutte le misure di sicurezza che bar, ristoranti, pizzerie e altri esercizi commerciali hanno dovuto adottare mi sembra improbabile che la diffusione del virus possa aumentare in questi locali. Sono piuttosto i mezzi di trasporto sovraffollati quelli che favoriscono il contagio. Ambienti dove le persone, anche se protette dalla mascherina, restano per parecchio tempo in stretto contatto fisico. E questo virus si propaga, se non ricordo male, anche attraverso situazioni del genere, non solo per via aerea. Se invece pensiamo a un ristorante che ha già ridotto la capienza di posti per il distanziamento, o a un bar che fa entrare un solo cliente alla volta, tenendone all'interno due o al massimo tre, mi spiegate perchè devono essere proprio queste attività le maggiori responsabili dei contagi? Inoltre, con la chiusura anticipata alle 23, per poter rispettare il limite della mezzanotte, diminuiranno drasticamente i già scarsi incassi, perchè tanta gente va a cena dopo le 21 e oltre. Pertanto, non ci auguriamo neppure lontanamente che si vada avanti con questo tipo di chiusure».

In questa poco auspicabile ipotesi, quale scenario prevedete per il commercio nei prossimi mesi?
«Dopo il 31 dicembre, quando cesserà l'obbligo per le aziende di non licenziare, sarà una catastrofe senza precedenti, che rischia seriamente di portare al fallimento l'intero sistema Paese. I dati pubblicati proprio in questi giorni dalla Confcommercio, a mio parere, andrebbero anche ritoccati per difetto. Infatti, parlano della perdita di 800mila posti di lavoro a gennaio 2021, con la chiusura di 270mila aziende. Credo invece che i licenziamenti toccheranno il milione e le imprese chiuse quota 300mila. Un disastro che non può essere scongiurato con la sola cassa integrazione. Tra l'altro, decine di migliaia di lavoratori aspettano ancora quella di aprile. La cassa integrazione finirebbe soltanto per allungare l'agonia del commercio e di tutte le attività collegate, non risolvendo minimamente il problema».

Allora, che cosa servirebbe per scongiurare questa ecatombe di attività commerciali, in una situazione di emergenza sanitaria comunque delicata e diffusa?
«Lo ripeto. Non devono farci chiudere. Oggi la prevenzione deve essere applicata rigorosamente soprattutto nel trasporto pubblico, dove le misure adottate non bastano per il sovraffollamento di cui ho già detto. Se vogliono uccidere il commercio lo facciano subito e ce lo dicano chiaramente, perchè così non potremo sopravvivere».
Intanto il 28 ottobre, alle 11.30, davanti al Pantheon di Roma, si svolgerà una manifestazione di protesta dei ristoratori contro gli ultimi provvedimenti presi da Governo e Regione Lazio per il contenimento della seconda ondata di Covid-19. Al loro fianco anche una delegazione di Fipe-Confcommercio Lazio Sud Frosinone e Latina, guidata dal presidente Italo Di Cocco. «La protesta di mercoledì, che si svolgerà contemporaneamente e nelle stesse modalità in altre 20 piazze del Paese - ha dichiarato Di Cocco - vuole ricordare al Governo e al presidente Nicola Zingaretti che gli ultimi provvedimenti presi non faranno altro che mettere definitivamente in ginocchio il settore, già fortemente in crisi. Le restrizioni sugli orari di apertura e sui partecipanti a eventi e matrimoni stanno compromettendo la sopravvivenza di molti ristoratori costretti alla fine a dover chiudere e licenziare».

Il caso dei mercatini di Natale
Le misure restrittive approvate dal Lazio, potrebbero essere prolungate per l'intero periodo delle festività natalizie. Un'altra prospettiva disastrosa, che comporta un risvolto socio-economico da tenere in seria considerazione. Riguarda i lavoratori delle attività collegate al Natale che quest'anno potrebbero subire, nella migliore delle ipotesi, un crollo verticale degli introiti; nella peggiore, l'impossibilità di esercitare il commercio. Quindi, alla crisi generale dei consumi, si unisce la cancellazione di iniziative e manifestazioni come i mercatini natalizi, legate al periodo da sempre riservato agli acquisti e ai regali. Chiusura dalle ricadute pesantissime sugli operatori del settore, ma anche per il turismo visti i flussi di persone che si spostano nelle città in cui vengono organizzati questi eventi.

Un'emergenza per la quale sono intervenuti due senatori della Lega, Lucia Borgonzoni e Gian Marco Centinaio firmatari, insieme ad altri parlamentari, di una interrogazione rivolta ai ministri dei Beni culturali e dello Sviluppo economico. «Nessun Comune - dichiarano i due senatori del Carroccio - ha disponibilità economiche per garantire, durante queste manifestazioni, i controlli anti-contagio. Il Governo si assuma la responsabilità dell'annullamento di tali eventi, oppure trasferisca ai Comuni le risorse necessarie». Annullare i mercati natalizi comporta un danno enorme per tutti i piccoli imprenditori agroalimentari e gli artigiani anche nella nostra provincia, sacrificando così le ragioni dell'economia e quelle di una tradizione secolare.