Contributi agli indigenti, una delle questioni che sta tenendo banco a Monte San Giovanni Campano e nelle aule giudiziarie. Questione che vede sotto accusa per i reati di peculato e voto di scambio, contestati dal pubblico ministero Barbara Trotta che ha coordinato le indagini, sei persone tra cui il sindaco Angelo Veronesi, l'assessore Romanino Cimaomo, il responsabile dei servizi sociali Paolo Nozori, l'assistente sociale del Comune Anna Abballe.

Ieri l'udienza sia per far discutere le difese degli imputati in ordine alla richiesta di rinvio giudizio, sia per iniziare il procedimento contro il sindaco Veronesi. Riunita la posizione del primo cittadino a quella degli altri, dopo che la scorsa udienza era stata stralciata per un impedimento del legale Marco Maietta impegnato in un'altra causa.

A novembre il rinvio per repliche e per riunire due posizioni stralciate oggi: quella di Paolo Nozori che ha presentato un certificato medico e quella di Romanino Cimaomo che ha cambiato avvocato, revocando Picchi e incaricando Paolo Marandola del foro di Cassino che ha chiesto e ottenuto i termini a difesa. Le altre parti invece, compreso il sindaco, hanno discusso. Il 18 novembre il giudice dovrebbe decidere sul rinvio a giudizio.

La vicenda del sussidio ai poveri in cambio del voto, parte dalla denuncia di Giancarlo Cinelli. Diverse in quel periodo le sollecitazioni in Comune da parte di cittadini indigenti che non avevano ricevuto il contributo. Nel 2016 la prima segnalazione, seguita da una denuncia agli uffici della Procura della Repubblica di Frosinone.
Partendo dall'atto di querela, nel quale erano stati indicati i vari capi di accusa rivolti ad amministratori e impiegati comunali, gli inquirenti avevano aperto un fascicolo, come atto dovuto, e avviato le indagini.
Nel collegio difensivo anche Filippo Misserville, Luigi Tozzi ed Emiliano Caperna.