Una storia che riapre ferite ma concede pure il giusto spazio alla speranza. È quella di Silvano, un bambino salvato dal bombardamento di Montecassino dove perse i genitori, e portato via dai tedeschi in Germania.
È la storia che racconta Jacopo Storni su "Corriere.it". È lui che descrive in maniera minuziosa «il sogno di Beppina Rosi, oggi novantunenne: rincontrare il piccolo Silvano, il bambino italiano preso a Montecassino dai tedeschi che si fermarono durante la ritirata nel suo podere vicino Firenze nell'estate del 1944. Lei giocò insieme a quel bambino per tre settimane. Poi non lo vide più».

E ancora, era l'estate del 1944 «quando lei - si legge ancora su Corriere.it - aveva 15 anni e quando dal suo podere di Travalle nel Comune di Calenzano (nella campagna a nord di Firenze), passò una guarnigione dell'esercito tedesco in ritirata. Erano nove soldati, comandati da un tenente, e con loro c'era un bambino italiano di circa 10 anni, si chiamava Silvano, fu salvato dai tedeschi dal bombardamento dell'abbazia di Montecassino provocata dagli Alleati, dove morirono i suoi familiari. La guarnigione tedesca trascorse tre settimane occupando il podere della piccola Beppina e dei suoi genitori. 

Ed ecco che la storia arriva a Cassino. «Da quando ha conosciuto questa storia, raccontata anche sulle pagine de  "La Nazione", un cittadino della zona e conoscente di Beppina, si è messo sulle tracce di Silvanino».
Così si torna nella terra dove tutto ha avuto origine. Immediatamente è scattata la chiamata al Comune di Cassino per avere notizie. E sperare nel buon esisto di una ricerca storica, tra gli antichi archivi del municipio. Archivi che, però, hanno seguito le sorti della città ai piedi dell'abbazia. Finiti sotto una coltre di macerie insieme a case, attività, poveri civili e speranza. Tutto sembrava perduto e, forse, in quei momenti lo era davvero. Poi la liberazione di Montecassino e, più avanti, la fine del cruento conflitto. La fase della ricostruzione ha avuto i suoi "miracoli", tanta l'energia del popolo, tanti gli aiuti statali. Ma ciò che rimase davvero sepolto furono carte, documenti, archivi.

È il sindaco di Cassino, Enzo Salra, a riferire: «Sì, mi hanno contattato la settimana scorsa. Stiamo cercando tra i registri in nostro possesso. Chiaramente sono andati persi durante il secondo conflitto mondiale e, all'epoca, venivano ricostruiti sulla base delle persone residenti in loco e che si dichiaravano. Abbiamo pochissimi elementi, in questo caso, solo il nome Silvano, un'età approssimativa intorno ai 10 anni e l'anno dell'episodio. Stiamo lavorando, si stanno vedendo i registri dal 1930 in poi, ma non solo. Abbiamo anche chiamato una signora, ex dipendente ora in pensione, che lavorava all'Anagrafe e che ne rappresenta un po' la memoria storica. Ma, ripeto, è difficile.

Dalle prime ricerche fatte non è emerso ancora nulla. Con i genitori morti e il bambino portato via, probabilmente quel nucleo non è stato mai ricostruito. Tuttavia stavo pensando di lanciare un appello pubblico alle persone anziane che magari erano lì a Montecassino e hanno conosciuto questo ragazzo. Sto anche contattando degli esperti e storici locali che si sono occupati molto di quei momenti drammatici, specie quelli legati all'abbazia. Stiamo facendo il massimo».