«I vaccini antinfluenzali scarseggiano. Tante persone rimarranno senza ed è un fatto gravissimo». Riccardo Mastrangeli, presidente dell'ordine dei farmacisti della provincia di Frosinone, va dritto al punto.
In tanti restano fuori
Le farmacie attendono un boom di richieste, ma a disposizione avranno pochissime dosi. Rileva Mastrangeli: «La disponibilità per chi non rientra nella fasce protette è praticamente nulla. Bimbi piccoli, malati cronici e over 60 rientrano tra le fasce protette per l'antinfluenzale: per loro, dal medico di famiglia o nei centri vaccinali delle Asl, saranno disponibili le dosi del farmaco biologico. Ma per tantissime altre fasce di popolazione non ci sarà possibilità. E questo è un paradosso, perché si continua a ripetere che mai come quest'anno la vaccinazione antinfluenzale è fondamentale. Intanto per separare nettamente i confini tra influenza stagionale e Coronavirus. E negli ultimi giorni c'è chi addirittura parla di una sorta di maggiore protezione dal Covid per chi è vaccinato. E a fronte di tutto questo si diminuiscono drasticamente le dosi a disposizione delle farmacie».
Sottolinea Mastrangeli: «Le Regioni e le Aziende sanitarie hanno acquistato 16 milioni e 700mila vaccini, oltre il 43% in più rispetto all'anno precedente. Di fatto, hanno preso tutte le scorte disponibili. La copertura per i più deboli, dunque, sarà buona. Mentre per tutti gli altri, adolescenti, lavoratori, cinquantenni, che vogliono comunque aderire alla campagna di vaccinazione, ci saranno problemi. Il rischio è che 2 su 3 non possano vaccinarsi. Un esempio pratico: una farmacia che normalmente aveva 80 dosi di vaccino, quest'anno ne avrà 13». In Ciociaria ci sono 160 farmacie.
L'anno del Coronavirus
Rileva Mastrangeli: «Le campagne di vaccinazione antinfluenzale si devono svolgere tra settembre e ottobre. La vaccinazione antinfluenzale occorre per evitare la sovrapposizione di infezioni molto simili nei sintomi, come appunto Covid e influenza, causata da 4 virus. Tenere a bada il Covid con comportamenti prudenti può servire a controllare la circolazione di virus influenzali richiamando le tre regole d'oro del distanziamento fisico, dell'uso della mascherina nei luoghi pubblici e dell'igiene delle mani e sottolineando che maggiore copertura antinfluenzale alleggerirebbe il carico di lavoro assistenziale per medici e pronto soccorso». Prosegue: «I grossisti ci hanno detto di non poter rispondere ai nostri ordinativi di antinfluenzali per mancanza del prodotto. Negli anni normali in Italia vengono vendute 800-900mila dosi a un prezzo di 8-15 euro. Se anche ricevessimo 250mila dosi, il 20% di quelle necessarie, non sarebbero nulla».
La sovrapposizione
Argomenta Mastrangeli: «In Italia ci sono oltre 19.000 farmacie: è lì che, previa prescrizione medica, chi non rientra nelle fasce protette può recarsi a comprare il vaccino. Ma quest'anno, ogni farmacia avrà a disposizione appena 13 dosi, l'1,5% del totale dei vaccini disponibili nel Paese, come detto in totale 250.000. L'anno scorso, gli antinfluenzali distribuiti dalle farmacie erano ben 900.000. Il differenziale è alto, tenendo conto che la richiesta sarà maggiore, questo autunno, proprio per l'emergenza Coronavirus e l'impor tanza di non ammalarsi di influenza: se casi Covid e normali patologie stagionali si accavalleranno, la pressione sul sistema sanitario potrebbe diventare insostenibile.
E le rimanenze dei vaccini acquistati dalle Regioni per le Asl non potranno essere passate così facilmente alle farmacie: le dosi vanno conservate a determinate temperature e le operazioni di stoccaggio richiedono il tempo che ormai scarseggia. La confusione è totale, c'è mancanza di chiarezza. Siamo stati un presidio sanitario importantissimo durante l'emergenza Covid. Adesso no: non ci stanno permettendo di dare delle risposte chiare. Il problema resta quindi la scarsità delle dosi».
Incalza Mastrangeli: «Le dosi sono insufficienti: ne occorrerebbero almeno un milione in più. Le aziende produttrici hanno scritto alla nostra Federazione degli Ordini dicendo di non poter soddisfare eventuali ordini.
È quindi necessario che le Regioni accettino di spostare sul territorio un numero adeguato di dosi, che poi lo Stato provvederà a reintegrare o, in alternativa, ricorrano al mercato estero per trovare e importare le quantità di dosi necessarie. Ma c'è un'altra questione, squisitamente normativa, che impedisce ai farmacisti di alleggerire il carico di lavoro di medici e presìdi autorizzati alla somministrazione del farmaco. Una legge del 1934 impedisce l'inoculazione del vaccino nelle farmacie, cosa che invece avviene negli Stati Uniti, in Canada e in molti Paesi europei. Uno dei presidi sanitari di prossimità che, proprio durante le fasi più acute dell'emergenza Covid, ha rivelato il proprio ruolo fondamentale, è escluso dalla campagna di vaccinazione. In uno stato di emergenza come questo, il Governo può intervenire rapidamente».
La linea della Regione
L'assessore regionale alla sanità Alessio D'Amato dice: «Con 2,4 milioni di dosi aggiudicate di vaccino antinfluenzale il Lazio è la prima regione italiana per approvvigionamento, neanche una dose dovrà essere inutilizzata. Non vi è alcun ritardo poiché anticipare troppo può significare non avere la copertura quando il picco influenzale raggiungerà l'apice questo potrebbe comportare dei richiami ovvero utilizzare più dosi». Poi aggiunge: «Abbiamo previsto, considerata la straordinarietà della campagna di quest'anno che coincide con la pandemia della SarsCoV-2, di ampliare la rete di offerta anche attraverso l'uti lizzo dei drive-in regionali e della rete delle farmacie come progetto sperimentale. A questo scopo potrebbero essere circa 400 le farmacie del Lazio ad aderire al progetto vaccinazioni in farmacia. Abbiamo chiesto al Cts un nullaosta alla possibilità che la somministrazione delle vaccinazioni avvenga ad opera e sotto la responsabilità di un operatore sanitario opportunamente formato».