Ti conosco mascherina. Però, fammi la cortesia: abbassala lo stesso (la mascherina), per l'identificazione. Un'ultima cosa: due passi indietro, così aumentiamo il distanziamento sociale da uno a due metri. Peraltro è tutto scritto nel protocollo.
Votare ai tempi del Covid richiede un forte convincimento civico e perfino un senso di responsabilità democratica non indifferente. Perché le regole sono tante e bisogna ricordarle prima ancora di osservarle tutte. Proviamo a descrivere una giornata di ordinario election day nell'anno del Signore 2020, quello del Coronavirus.

Prima di uscire di casa
Dopo sveglia, doccia e colazione (non necessariamente in quest'ordine), se proprio si vuole stare tranquilli, allora è importante misurare la temperatura corporea. Sì perché il Comitato tecnico scientifico ha raccomandato di rimanere nella propria abitazione se il termometro dovesse segnare una temperatura superiore a 37,5 gradi. Non si tratta di un obbligo (misurare la temperatura), ma di un suggerimento. Gli obblighi sono tutti scritti nel protocollo appositamente stilato: indossare la mascherina, accessi contingentati ai seggi, percorsi distinti in entrata e in uscita, distanziamento tra scrutatori ed elettori, igienizzazione di tutti gli ambienti nei quali si esprime il diritto-dovere del voto.

Ma torniamo alla domenica di ordinario election day di un elettore scrupoloso e ligio al dovere. Dunque: temperatura corporea 36,2. A posto. Niente problemi, respiratori, tosse o sintomi che possano suggerire la presenza del virus. A posto. Negli ultimi quattordici giorni nessun contatto con chi ha contratto il virus, oppure è stato in quarantena o in isolamento domiciliare. E neppure con chi è entrato in contatto con persone positive ai test anti Covid. Posso andare. Ma per uscire di casa sono necessari altri tre controlli. Tessera elettorale: ce l'ho ed è valida. Documento di riconoscimento: ce l'ho ed è valido. Oddio, la mascherina. Ce l'ho. Sia chirurgica che Ffp2. Bene, non manca nulla. L'accendiamo? Certamente sì.

Ai seggi
La temperatura non viene misurata per evitare assembramenti. Ci sono tutte le indicazioni, con cartelli e nastri adesivi che definiscono alla perfezione i percorsi di entrata e di uscita. E le zone interdette. Qualcuno sbaglia, ma non fa niente: il personale presente ai seggi se ne accorge subito.
Nel caso di file occorre rispettare il distanziamento. All'ingresso c'è il dispenser con il gel igienizzante. Prima sanificazione delle mani. Poi si arriva proprio alla sezione. Scrutatori e presidente di seggio indossano tutti la mascherina e perfino i guanti. In alcuni casi ci sono pure delle mini barriere di plexiglass che costituiscono un ulteriore e fondamentale elemento di sicurezza. Il "kit" fa la differenza: tessera elettorale e documento di identità vanno consegnati, mantenendo il distanziamento di un metro dagli scrutatori. La mascherina va abbassata, posizionandosi a due metri di distanza. Ma in qualche caso il riconoscimento è avvenuto "automaticamente" e allora succede pure che qualcuno la mantiene. D'altronde, come si dice, gli occhi non mentono.

Nuova igienizzazione delle mani. A quel punto vengono consegnate la scheda o le schede elettorali. Dipende se si vota soltanto per il referendum o anche per le comunali (in 9 centri della provincia di Frosinone). Insieme alle schede c'è anche la matita, appositamente igienizzata. Si entra in cabina. Finalmente. A proposito: perfino le cabine osservano il distanziamento sociale. Nulla è stato lasciato al caso. Con il protocollo non ci sono margini di interpretazione. Nel chiuso della cabina si esercita il diritto di voto, che però è anche un dovere civico. E poi il voto, Costituzione alla mano, è personale ed eguale, libero e segreto. Si esce dalla cabina e bisogna infilare la scheda o le schede nelle rispettive urne. Stavolta non lo fa il presidente di seggio. Siamo ai tempi del Covid. Vengono riconsegnati documento e tessera elettorale e si può procedere anche alla terza sanificazione delle mani. Se però uno se lo ricorda. In diversi imboccano l'uscita senza il terzo passaggio del manuale dell'igienizzazione. Fuori ci sono persone in attesa. Segnali e nastri adesivi sul pavimento indicano chiaramente l'uscita. Si torna a riveder le stelle. Anzi, una sola stella, il sole. Ieri peraltro molto timido in mattinata.

Le altre regole
Evitare gli assembramenti e sanificazione. Sono questi gli imperativi categorici ai seggi. Le matite vanno igienizzate dopo ogni singola operazione di voto. Prevista anche la periodica sanificazione di tavoli, cabine elettorali e servizi igienici. L'accesso ai seggi è contingentato. Non dappertutto ci sono delle aree di attesa esterne, ma alla fine prevale soprattutto il buon senso. Forze dell'ordine, Vigili urbani, Protezione civile e volontari controllano con attenzione. Presidenti di seggio e scrutatori devono tenere le mascherine chirurgiche continuamente e sostituirle ogni 4-6 ore. Se qualche elettore dovesse aver dimenticato la mascherina, i seggi sono attrezzati anche per questo. L'uso dei guanti è necessario per le operazioni di spoglio delle schede. Dicevamo dei percorsi separati: una misura necessaria per evitare incroci tra chi è già stato nel seggio e chi invece sta entrando. I volontari della Protezione civile danno la precedenza ai soggetti più deboli, come anziani e donne incinte. Il viceministro della salute Pierpaolo Silieri su twitter ha lanciato l'hastag #votosicuro. Spiegando inoltre: «Andate pure a votare, dal punto di vista sanitario non ci sono rischi. Un seggio elettorale, in queste ore, è uno dei luoghi pubblici più sicuri». D'altronde i numeri delle forniture sanitarie sono stati davvero imponenti: distribuiti 15,1 milioni di mascherine, 3,4 milioni di guanti e 315.000 litri di gel idroalcolico. Si può fare. Ma quando potremo ridare la mano agli scrutatori?