Una Donatella diversa ieri in aula, rispetto a quella ripresa dalle telecamere di mezza Italia subito dopo l'omicidio del figlio, il piccolo Gabriel. Sia nei filmati relativi ai momenti successivi alla chiamata al 118 perché «era stata investita da un'auto pirata insieme a Gabriel», sia in quelli legati al suo trasferimento in caserma poco prima del suo arresto l'abbiamo guardata a lungo, dietro a quei capelli biondissimi, notando un'evidente magrezza e una strana fermezza nello sguardo. Quasi uno sguardo perso nel nulla, senza lacrime né dolore, come attonita.

Invece ieri in aula c'era un'altra Donatella. Lo sguardo più diretto, i capelli castano intenso con riflessi rosso scuro appesantita nella figura e più lenta nell'incedere, jeans e maglietta nera, mascherina sul volto e guanti azzurri sulle mani. E un'espressione meno lontana. L'udienza gup di ieri era fondamentale perché in discussione c'era la perizia psichiatrica che rappresenta il fulcro della strategia difensiva: mamma Donatella, accusata di aver ucciso il figlio perché piangeva e di averlo fatto senza che il padre del piccolo lo impedisse (accusa per la quale Nicola è in carcere a Cassino) ha scelto di procedere con un rito alternativo condizionato alla perizia psichiatrica.

Un tassello fondamentale che, stando alle prime informazioni, indicherebbero una sua capacità di intendere e volere. Per questo ieri mattina si attendeva di poterla sviscerare e analizzare, di soppesare le valutazioni del consulente, di cercare di studiare in modo critico le analisi effettuate. Ma, vista l'impossibilità di poter procedere in tal senso per l'assenza del consulente nominato dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Prospero e Cucchi, è stato tutto rinviato al prossimo 6 ottobre.

Solo pochi giorni prima, l'udienza con rito ordinario per Nicola Feroleto, rappresentato dall'avvocato D'Anna (in aula anche i difensori della famiglia: Corsetti, Scerbo, Montanelli e Perna): due binari paralleli. Per un'unica verità.