«Devo ringraziarla perché oggi qui ha parlato di suo figlio con il sorriso». Ieri a Storie italiane le due pagine di cronaca nera salite alla ribalta, la prima da quell'apriledel 2017 ad Alatri, la seconda da domenica a Colleferro, sono state raccontate e ricostruite durante la diretta su RaiUno. Il programma condotto da Eleonora Daniele ha trattato ampiamente del delitto di Colleferro, concollegamenti anche in diretta sul luogo dove è stato pestato a sangue Willy Monteiro Duarte e successivamente sono state ospitate in studio la mamma e la sorella di Emanuele Morganti, il giovane ucciso in circostanze simili a quelle del ventenne di Paliano, tre anni fa.

La conduttrice, emozionata, ha tenuto a ringraziare mamma Lucia. L'uccisione dopo un violento pestaggio di Willy ha riaperto, infatti, una ferita, mai rimarginata, nella comunità di Tecchiena di Alatri che tre anni fa ha pianto per la morte da parte di un branco di Emanuele Morganti. Mamma Lucia ha ripercorso i drammatici momenti che ancora oggi porta nel cuore, ma in quel cuore c'è soprattutto il suo Emanuele, l'amore infinito per suo figlio. «Abbiate sempre il coraggio di pensare di essere degne madri dei figli che abbiamo perso e non degli assassini».

Un messaggio forte rivolto da mamma Lucia a tutte le donne che come lei hanno perso un figlio brutalmente e in particolare ai genitori e alla sorella di Willy. E proprio in uno dei post pubblicati in questi giorni sulla sua bacheca Facebook aveva scritto: «Davanti ad anime vuote che sanno di poterla fare franca lottiamo ad unisono. Ciao Willy, un abbraccio e porta in bacio al mio Emanuele». La sorella Melissa nel suo intervento ha sottolineato che «Forse è il momento di rivedere qualcosa nell'ingranaggio Giustizia, rivedere bene cosa vuol dire "volontario" e "preterintenzionale".

Come nel caso di Willy, persone esperte di armi marziali non possono non sapere che hanno a disposizioni delle armi e non delle mani e poi le forze in campo non sono eque: Emanuele contro cinque, Willy contro quattro». E alla famiglia di Willy l'invito a non mollare. «Sappiamo cosa può provare una famiglia dopo la morte di un ragazzo di 21 anni ucciso dalla furia cieca di persone che pensano di essere invincibili e di poterla sempre farla franca. A questa povera famiglia dico di lottare».