Tangenti e coop, Salvati torna in aula dopo la pausa estiva. Tra la richiesta di autorizzazione da parte del pm Mattei di mandare gli atti in procura per falsa testimonianza davvero molti i non ricordo "sfilati" in aula e una testimone oculare che avrebbe assistito alla lite tra Salvati e Rea, l'udienza è stata al cardiopalma. Ben quindici i testimoni in elenco. Prima della pausa pranzo, era stata ascoltata la numero quattro.

Salvati deve rispondere di concussione in relazione alle presunte tangenti nella gestione dei migranti.
Più nello specifico, la procura chiede conto a Salvati di un'ipotesi di concussione continuata per aver chiesto soldi 250.000 euro secondo l'accusa dietro la minaccia di bloccare i pagamenti al responsabile della cooperativa Integra 2013 che gestiva un progetto di accoglienza per i richiedenti asilo.

E anche nell'udienza di ieri davvero infinita a tener banco sono state le testimonianze degli ex dipendenti delle coop che hanno ricostruito i rapporti con Salvati, l'Unione e gli altri operatori. Insistendo,con mirate domande degli avvocati Santopietro e De Santis per l'imputato, Mengaper la parte civile sui rapporti economici. Contratti occasionali, bonifici, passaggio da una coop all'altra.

Focus su soldi, personale, spese e funzionamento delle coop in particolar modo dal punto di vista economico: pagamenti e fatture emesse in un secondo momento.
Le anomalie individuate dallo Sprar centrale, le richieste di verifica: tutto viene messo sul banco degli imputati.
Solo ventisette i pagamenti ritardati: «Mancava liquidità di cassa. Ma il resto era ok. Questo era legato ai crediti non pagati. Somme che come Unione erano state anticipate ma poi non restituite. Circa 284.000 euro da recuperare con decreto ingiuntivo dal Comune di San Giovanni  - spiega la testimone che più a lungo resta in aula - Il Comune non ha versato più i soldi. La banca non aveva anticipato più e l'Unione si è bloccata.
Integra ha fatto azioni legali per poter recuperare i propri crediti. Poi pure un pignoramento».

Ma a colpire è il racconto della lite tra Salvati e Rea, accusato e accusatore, ascoltata dall'auto dell'imputato.
La teste ieri in aula aveva accompagnato il dottor Salvati a recuperare una borsa con documenti importanti. Poi sulla strada del ritorno la "tappa" a casa Rea. La discussione, ascoltata nella penombra, il palesarsi di un'altra donna (della famiglia Rea) che minaccia di chiamare i carabinieri: «No credo che Rea mi abbia vista, era sera» conferma la testimone.
Che non parla di lite furente:«I toni erano alti, sì.
Ma nulla di che». Per questo non chiede spiegazioni, neppure in un secondo momento. Incalzata dalle domande salta fuori che un suo parente sarebbe implicato in un altro filone giudiziario (per peculato) sempre con Salvati. Un colpo di scena dopo l'altro.
La Corte d'Assise, presieduta dalla dottoressa Perna ascolta con grande attenzione: poco prima delle 14, il testimone alla sbarra è ancora il numero quattro.
Qualcuno pensava a un rinvio tout court. Invece no.
Dopo il break, si ritorna in aula più agguerriti che mai, fino quasi alle 19.

La difesa dopo un lungo pomeriggio in aula ha rinunciato a parte dei testi, per altri sono state acquisite le sommarie informazioni. Disposizione che, comunque, il tribunale stesso potrà rivalutare. Si tornerà in aula il prossimo 29 settembre, ma dalle 13. Prevista in quella sede l'escussione di testimoni-chiave.