Vaccinarsi contro l'influenza stagionale in vista del prossimo autunno-inverno quest'anno è ancora più importante. Per via della compresenza del Covid-19.
Le strategie ministeriali
L'Aifa e il Ministero della salute hanno concordato sull'utilità di anticipare le vaccinazioni già ad inizio ottobre, per minimizzare il rischio di contagi, visto che la protezione indotta dal vaccino comincia circa due settimane dopo e perdura per un periodo che oscilla tra i sei e gli otto mesi. Poi decresce. Riccardo Mastrangeli, presidente dell'ordine dei farmacisti della provincia di Frosinone, spiega: «I sintomi del Covid e dell'influenza stagionale sono sovrapponibili. Penso alla febbre o alla tosse. Impossibile distinguerli con una certezza assoluta. Quindi è evidente che la vaccinazione antinfluenzale serve per escludere il 90% di chi si è vaccinato da un possibile contagio da Coronavirus. È evidente che se poi alcuni sintomi persistono (come la tosse) o se si registra per esempio una perdita del gusto e dell'olfatto, allora il discorso cambia. In presenza di sintomatologie precise, allora è necessario effettuare il tampone».

Obbligo o necessità
Per alcune categorie il vaccino è una necessità, per altre ancora un obbligo. La Regione Lazio, per esempio, ha emanato un'ordinanza che rende obbligatoria la vaccinazione per gli operatori sanitari e per gli over 65. Se non vaccinati, gli operatori sanitari non potranno svolgere temporaneamente il loro lavoro, mentre gli anziani non potranno accedere a centri e luoghi di aggregazione che non consentano il distanziamento fisico. Il Ministero della Salute ha anticipato le prime inoculazioni ad ottobre, estendendo la fascia delle persone per le quali il vaccino è raccomandato: over 60, donne in gravidanza, forze dell'ordine, vigili del fuoco. In Italia ogni anno ci sono 8 milioni di malati di influenza stagionale. Le dosi di vaccino che quest'anno andranno al Servizio sanitario nazionale sono 18 milioni, 6 milioni in più rispetto allo scorso anno.

L'incremento delle dosi
Sia il Ministero che le Regioni hanno incrementato quasi del 50% gli acquisti dei vaccini contro l'influenza, con l'obiettivo di raggiungere una copertura minima del 75% degli aventi diritto. E una ottimale del 95%. C'è il nodo degli approvvigionamenti per le farmacie. Rileva Riccardo Mastrangeli: «Mi auguro e credo che il problema sia risolvibile. Ci sono delle priorità che vanno rispettate. La prima è la vaccinazione a tappeto dei sanitari. Quindi delle persone con oltre 65 anni. Le farmacie sapranno farsi trovare pronte. Non penso che ci saranno problemi per 6-8 milioni di dosi in più. Quest'anno sono state prese più dosi per il servizio "pubblico", ma dobbiamo tenere presente che ci saranno più persone che si vaccineranno. E quindi i numeri saranno maggiori.

D'altronde, la vaccinazione antinfluenzale (sempre importante) quest'anno è parte integrante della strategia anti-Covid. Sia per decongestionare gli ospedali nel caso di una seconda ondata, sia per evitare che il personale sanitario sia costretto ad effettuare un numero esorbitante di tamponi perché non c'è possibilità di distinguere una patologia dall'altra. Il vaccino viene inoculato dai medici di base, ma naturalmente esiste una parte della produzione che da sempre viene riservata alle farmacie. Le scorte saranno fondamentali perché ci saranno milioni di persone in più che si vaccineranno».

Trivalente e tetravalente
Ci sono vaccini antinfluenzali trivalenti e tetravalenti. I primi sono costituiti, per la stagione 2020-21, da antigeni virali per 2 ceppi di tipo A e un ceppo di tipo B. Nel caso dei vaccini tetravalenti, invece, è previsto l'inserimento anche del ceppo B/Phuket/3073/2013 linguaggio B/Yagamata.
La reazione crociata
Chiediamo a Riccardo Mastrangeli: ma la vaccinazione antinfluenzale può rappresentare una protezione anche contro il Covid-19 oppure si tratta di leggende? Peraltro uno studio pubblicato su The Lancet, condotto presso l'Università di Hong Kong, sostiene che il vaccino antinfluenzale è importante non soltanto per poter distinguere tra le due infezioni, ma anche perché sembra che i virus influenzali facilitino l'ingresso del Coronavirus nei polmoni. Afferma Mastrangeli: «Francamente non so dire se il vaccino antinfluenzale può rappresentare una protezione ulteriore anche contro il Covid. Però tendo ad escluderlo dagli studi e dalle fasi di ricerca che ho approfondito. Questo tipo di rapporto sul piano scientifico è noto come "reazione crociata". In ogni caso lo vedremo successivamente. Del resto anche la risposta anticorpale al vaccino antinfluenzale cambia da persona a persona».
In provincia di Frosinone ci sono 200 farmacie e 630 farmacisti.

Tornando allo studio pubblicato su The Lancet e condotto presso l'Università di Hong Kong, i ricercatori hanno osservato «una sovraesposizione di recettori Ace2 nelle cellule epiteliali alveolari dopo l'infezione con i virus dell'influenza... in vitro». Il punto è questo: il Coronavirus riesce a penetrare nella cellula umana tramite la proteina S (spike protein). Questa proteina funge da "chiave" perché è in grado di aprire una serratura rappresentata da un'altra proteina presente sulle nostre cellule, chiamata recettore Ace2, lo stesso recettore utilizzato in precedenza dal virus della Sars.

Livelli elevati di Ace2 nelle vie aeree potrebbero appunto rendere più facile l'ingresso del virus e lo sviluppo dell'infezione. Rilevano i ricercatori: «Se replicata in un campione più ampio, questa sovraesposizione potrebbe suggerire che una recente esposizione al virus dell'influenza potrebbe peggiorare l'esito del Covid-19». Un ragionamento che va nella direzione di dimostrare che i virus influenzali facilitano l'ingresso del Coronavirus nei polmoni. Ad ogni modo ad ottobre il vaccino antinfluenzale comincerà ad essere somministrato. Il conto alla rovescia è già iniziato.