La costrizione a casa nel periodo Covid ha inciso più sui giovani che sugli adulti. Un fenomeno osservato dagli esperti e confermato da Fernando Ferrauti, direttore del dipartimento di salute mentale e patologie delle dipendenze della Asl di Frosinone.

«Per gli episodi suicidiari o tentati suicidi che poi vanno a finire male l'Italia ha un triste primato, insieme ai Paesi scandinavi». Il multipiano ora sembra attrarre.
«Come c'era una volta il ponte dove si mettevano i lucchetti a Roma, anche luoghi di questo tipo possono avere un seguito. È difficile saperlo con certezza, però non mi stupirebbe che una volta che si elabora la scelta si pone in essere dove sono andati a buon fine i propositi degli altri. Più che il luogo se ci fosse un ponte diverrebbe il ponte dei suicidi l'aspetto più preoccupante è quello dei giovani.

Il periodo Covid ha inciso rompendo legami gruppali che in molti casi tenevano in piedi qualcosa di fragile.
L'isolamento, la comunicazione mediatica e non diretta possono aver inciso per favorire una condizione depressiva in molti e noi lo abbiamo visto anche in fasce giovanili inaspettate. Se può essere più comprensibile il suicidio di una persona depressa, una depressione in un giovane o un adolescente è meno comprensibile perché ha il mondo davanti. Ma
è una cosa che si è sempre verificata e non è legata a problemi economici, ma esistenziali.

Lo testimoniano i Paesi del Nord Europa che
godono di un benessere superiore al nostro. C'è sempre una condizione depressiva, la pulsione di
morte è in agguato e tanto è più forte quanto più debole è la spinta alla vita. La depressione sta diventando il male del secolo».