Si sono ammalati o sono morti di leucemia, sclerosi multipla, tumore al fegato, al cervello, ai polmoni, alla vescica, al ginocchio, al colon, all'esofago, al pancreas, allo stomaco, al seno, all'utero, alla laringe o alla prostata, di disfunzione della tiroide, di ipertiroidismo.
Sono alcune delle malattie denunciate dai lavoratori o dagli abitanti delle zone vicine allo stabilimento della Marangoni Tyre di Anagni.

A settembre il caso sarà vagliato dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Frosinone che dovrà decidere se rinviare a giudizio gli ex responsabili dello stabilimento anagnino. La procura di Frosinone indaga per disastro ambientale, omicidio colposo e lesioni personali gravissime. 

Sei persone sotto accusa. Saranno chiamati a difendersi Massimo Alessandri, 56 anni, di Rovereto, presidente del cda della Marangoni Tyre dal 1999 al 2006 e da allora fino al maggio 2012 consigliere delegato, amministratore unico dal 18 aprile 2012 fino al 13 aprile 2015 e da tale data liquidatore della società; Mario Marangoni, 89, di Rovereto, presidente del cda della società dall'11 dicembre del 2006 al 18 aprile 2012; Giorgio Italo La Manna, 76, di Barletta, consigliere delegato della Marangoni Tyre dal 27 aprile 2009 al 18 aprile 2012; Gerardo Magale,71, di Frosinone, direttore dell'organizzazione della fabbrica dal 24 gennaio 2007 al 25 ottobre 2012 e procuratore speciale dall'ottobre 2012 a oggi; Gian Luigi Carnevale, 49, di Roma, direttore della società dal 1° luglio 2005 al 24 gennaio 2007,da allora e fino al 17 luglio 2013 direttore di produzione; Luigi Marco Pucinischi, 56, australiano, ma residente a Latina, responsabile tecnico della società dal 24 gennaio 2007 al 17 luglio 2013.

Sono accusati, «per colpa negligenza e imperizia ed in particolare per non aver adottato misura concreta alcuna tale da impedire ogni rischio inerente le lavorazioni in corso presso lo stabilimento della società» di aver pregiudicato «la sicurezza dei lavoratori e degli abitanti delle zone limitrofe».
Tale condotta avrebbe provocato gravi lesioni personali e, in alcuni casi, la morte di altri. In tutto le parti offese sono 57, tutte residenti nei pressi dell'Anticolana, ammalatisi di varie patologie. Di queste 21 sono morte nel corso degli anni, tra il 2004 e il 2014.
In base alle accuse l'impianto di Anagni, suddiviso in due settori, uno per la produzione e commercializzazione di pneumatici nuovi, l'altro destinato alla combustione di pneumatici usati per produrre energia, avrebbe provocato, pur essendo le emissioni prodotte nei limiti previsti per legge, l'accumulo nei terreni dello stabilimento e in quelli circostanti delle emissioni, «determinando, così, un grave e concreto pericolo, a causa della elevata loro capacità di accumulo e la persistenza nell'ambiente, per la salute delle persone tanto da cagionare» gravi o gravissime lesioni e, in alcuni casi, la morte di più persone.

Già nel marzo del 2015 l'allora gip Mancini, ritenendo di non dover accogliere l'istanza di archiviazione, aveva disposto un'indagine epidemiologica tra quanti abitano in un raggio di seicento metri dal camino del termovalorizzatore della Marangoni Tyre con l'obiettivo di determinare ricorrenza e tipologia di eventuali patologie tumorali. Con riferimento soprattutto alla elevata capacità di accumulo delle diossine.
Tuttavia sempre il gip, nel maggio del 2016, riteneva non soddisfacenti i risultati delle indagini, al che, a settembre, venivano incaricati i carabinieri di Anagni di relazionare sui residenti della zona e sul loro stato di salute. Da qui la richiesta di procedere con un incidente probatorio allo scopo di reperire una rilevante prova per l'accusa sull'eventuale collegamento tra malattie e decessi con i fumi fuoriusciti dal termovalorizzatore dell'impianto anagnino.

Nell'ottobre 2017 altra udienza preliminare con incarico a un medico legale per stabilire "sulla scorta della migliore conoscenza scientifica" eventuali correlazioni.
A settembre il nuovo round atteso dalle 57 parti offese.
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Enrico Morigi e Nicola Ottaviani.