Truffa ed estorsione con le case Ater, messaggi e conversazioni al vaglio per ricostruire la vicenda. La difesa dei quattro indagati, rappresentati dall'avvocato Ernesto Cassone, sta valutando quale strategia adottare: se chiedere, ad esempio, al pm per alcuni dei coinvolti di poter essere ascoltati. Oppure attendere. Necessaria un'attenta valutazione delle contestazioni. Intanto l'Ater ribadisce la sua posizione.
La vicenda
L'accusa mossa a madre, figlia e a un altro parente insieme a un impiegato dell'Ater è quella di aver tentato di vendere un alloggio popolare a una mamma con un minore e in dolce attesa proponendo un "affare d'oro". E di aver poi alzato i toni, non senza minacce, quando la ventottenne incinta si sarebbe rifiutata di pagare.
Secondo l'accusa, la vittima - dopo aver dato una prima parte della cifra richiesta (2.000 sui 4.000 totali) avrebbe fiutato il raggiro decidendo di non saldare l'altra metà.

Quindi l'aggressione verbale, poi quella fisica e la denuncia che ha fatto aprire l'inchiesta. I militari della Compagnia di Cassino, guidati dal capitano Mastromanno e coordinati dal pm Bulgarini Nomi, hanno messo insieme i pezzi: i tre - una trentacinquenne, la madre di 56 anni e un parente - avrebbero finto di essere proprietari di un appartamento popolare in zona San Bartolomeo, mai riscattato. E avrebbero messo "a garanzia" della loro buona fede pure la presenza di un dipendente Ater che ben conosceva iter e aspetti burocratici. Quando, dopo alcuni mesi dalla prima tranche consegnata occorreva però corrispondere la seconda parte, al rifiuto della giovane mamma la situazione sarebbe degenerata: minacce, violenza verbale e persino uno schiaffo. La denuncia e l'aeprtura dell'inchiesta. Al dipendente Ater di 57 anni e alla cinquantaseienne viene contestata un'ipotesi di tentata estorsione aggravata e lesioni personali. A tutti, in concorso, quella di truffa aggravata.

Conversazioni sotto la lente
Per meglio capire i rapporti tra le persone coinvolte e le singole posizioni sarà necessario analizzare con attenzione i messaggi e le conversazioni contenute nei cellulari di vittima e indagati: un aspetto dirimente su richieste di soldi e presunti accordi. Per questo, come spesso accade, chiave dell'intera vicenda saranno i telefonini.
Nell'ambito della stessa attività di ricostruzione importante è poi risultata essere una registrazione avviata dalla vittima durante uno degli incontri.
Ora la difesa dei quattro - rappresentati dall'avvocato Ernesto Cassone - dovrà valutare la migliore strategia per chiarire le posizioni dei suoi assistiti. Diverse tra loro. Intanto l'Ater, che attraverso il direttore Alfio Montanaro aveva già fatto sapere di essere all'oscuro della delicata situazione, ha precisato di essere «completamente estranea e all'oscuro dei fatti. E di attendere di ricevere comunicazioni da parte dell'autorità giudiziaria a conferma delle notizie divulgate. Solo all'esito l'Ater sarà in grado - si legge nella nota - di assumere ogni decisione a difesa delle ragioni e dell'immagine aziendale».