Coronavirus - Non si placano, nel Lazio, le polemiche sulla possibilità di eseguire i test veloci in strutture private. E, così, dopo aver interpellato l'assessore regionale alla Sanità, D'Amato, senza riscontro, la Federazione Nazionale delle Associazioni Regionali o Interregionali delle Istituzioni Sanitarie Ambulatoriali Private (Feder ANISAP) ha inviato una lettera al  Ministro della Salute Roberto Speranza. La lettera porta la firma del Presidente Nazionale, il Dott. Mauro Potestio e del Vice Presidente Vicario, il Dott. Valter Rufini.

Il testo integrale della lettera al Ministro Roberto Speranza
"Signor Ministro, i prevedibili focolai "di ritorno" delle infezioni da COVID 19, riportano alla ribalta la necessità di assicurare, in tempi ed a costi contenuti, la
diagnosi basata sulla ricerca, nel tampone rino-faringeo, dell'RNA virale con metodiche di biologia molecolare, ovvero quella rapida basata sulla
sola ricerca dell'antigene, molto più che la diagnosi retrospettiva basata sulla ricerca degli anticorpi (test sierologico). È ragionevole ritenere che tale necessità troverà ulteriore conferma nella imminente ripresa delle attività lavorative e scolastiche; la riapertura dei
confini ai viaggi di lavoro, potrà richiedere agli operatori di certificare, tramite diagnosi rapida alla vigilia della partenza, la negatività di infezioni in atto. E i viaggi di lavoro sono spesso programmati a brevissimo termine.

Sul punto - prosegue la lettera-  le Regioni hanno adottato disposizioni divergenti: talune consentono ai privati, almeno organizzati in nosocomi, di eseguire i test in questione, altre, come la Regione Lazio, hanno posizioni pregiudizialmente contrarie. La pur condivisibile iniziativa di quest'ultima Regione, ad esempio, di far istituire da strutture sanitarie pubbliche, postazioni drive-in specie per coloro che rientrino da viaggi in Grecia, Croazia, Spagna e Malta, non ha evitato il formarsi di lunghe code con tempi di attesa notevoli e disservizi nelle fasi di prenotazione e accesso al drive-in. Con la conseguenza che il test è stato
effettuato anche con giorni di ritardo.

- E ancora- Se con la ripresa dell'attività di cui si diceva, il ricorso al tampone dovesse diventare ancor più sistematico, ne risulterebbe la difficoltà, per il solo settore pubblico, o i nosocomi privati, a soddisfare la richiesta. Ci sono in Italia moltissime strutture diagnostiche autorizzate ad eseguire
esami di biologia molecolare in grado di eseguire i tamponi, quali essi siano: non sembra funzionale alla tutela della salute tenerle fuori dal sistema CoronaNet, attesa la possibilità di ampliare il numero dei soggetti analizzati e rispondere tempestivamente alla domanda.
Resta inteso che tali strutture si adeguerebbero alle procedure previste e praticherebbero tariffe concordate (senza difficoltà, attesi i molto inferiori costi di struttura).

Pur consapevoli che la tutela della salute è affidata alla legislazione - scrivono - concorrente tra Stato e Regioni, riteniamo che Ella possa non solo operare una
moral suasion nei confronti delle Regioni perché le strutture diagnostiche private autorizzate non siano irragionevolmente tenute fuori dal sistema Corona-Net (a scapito dell'interesse pubblico e che i tamponi siano effettuali nel maggior numero e minor tempo possibile), ma anche esercitare un'azione di coordinamento perché le procedure siano riallineate a livello nazionale
e rese le più garantiste possibile.

Nella certezza della Vostra comprensione circa l'importante problematica sottoposta, si resta in attesa di un cortese riscontro. Con osservanza."