Con Fabio se n'è andato il tempo della leggerezza, delle chiacchiere da adolescenti, delle risate, delle cose buffe e serie allo stesso tempo da raccontare a distanza di vent'anni e ridere come allora. Con questa consapevolezza ieri pomeriggio in tanti hanno raggiunto la chiesa di San Giovanni per salutare Fabio Giardina morto a quarantaquattro anni nella notte di domenica per una crisi respiratoria. La camera ardente allestita nel pomeriggio dello stesso giorno al Santa Scolastica è stata un via vai di amici e colleghi, ex compagni di classe, persone che insieme a lui hanno condiviso un pezzetto di questo viaggio terreno.
E che lo ricordano allo stesso modo: un ragazzo pieno di sogni, di idee, di passioni. Per la scrittura e per l'analisi del linguaggio, prima di tutto. Per le moto, i bambini, la condivisione. Anche di progetti avveniristici e innovatori per la sua città. E come domenica, anche ieri sul sagrato della chiesa nessuno riusciva a capacitarsi. La sua empatia, il suo modo di essere gentile e geniale non potevano essere stati portati via da una crisi respiratoria violenta, in una notte d'estate insonne fatta ancora di tanti progetti di cui discutere.
Eppure, quella crisi respiratoria non gli ha lasciato scampo.
Ieri all'arrivo del feretro in molti davvero tanti hanno serrato le mandibole e abbassato la testa, trattenendo a stento le lacrime. La creatività di un giovane scrittore, fondatore degli Argonauti il centro di aggregazione dedicato alla promozione di eventi per i ragazzi il suo interesse per lo studio (anche per la Lis) e per tutto ciò che era approfondimento e innovazione non scompariranno con lui. Né il suo amore per i bambini del campus con cui collaborava che, attraverso una lettera letta in chiesa, lo hanno salutato.
«Un arrivederci. Non un addio - come scrive uno dei suoi amici, l'avvocato Giancarlo Corsetti -. Lasciamola aperta quella porta, non è un addio ma solo un arrivederci. Ciao amico mio, abbiamo avuto bei giorni insieme, ti porto nel cuore per sempre».