Non parlavano al telefono per paura di essere intercettati. Preferivano comunicare via Whatsapp, Messenger o Facebook. L'associazione a delinquere smantellata lunedì dalla squadra mobile di Frosinone, oltre ad essere molto pericolosa, come l'ha definita il questore Leonardo Biagioli, era anche molto accorta, temendo di essere nel mirino delle forze dell'ordine.
Le indagini non sono concentrate solo sul mercato della prostituzione.

Gli agenti della Mobile, guidati dal dirigente Flavio Genovesi, hanno puntato i riflettori anche sui furti nelle ville. In modo particolare tra Frosinone, Ceccano e Patrica, ovvero le zone a ridosso dell'area industriale, loro terreno esclusivo (Uti dominus è il nome dato all'operazione). Furti che a un certo punto si sono fermati. Provento di furto, della sera prima a Ceccano, è l'arma utilizzata per sparare a colui che è ritenuto il capo della gang, il macedone Albion, detto Albi, Abazowski. Da lì, subito dopo l'arresto del presunto sparatore l'albanese Julian Maloku, ha preso il là l'indagine.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, una postazione in affitto su una delle piazzole dell'area Asi costava dalle 400 alle 500 euro al mese, un posto permanente dai 4.000 agli 8.000 euro a seconda della redditività. Le ragazze arrivavano a guadagnare fino a 500 euro a notte e una buona metà del guadagno andava agli sfruttatori che così potevano contare su una cifra tra i 3.000 e i 4.000 euro al giorno. Dalle 12 alle 20 erano le postazioni controllate dal gruppo capitanato dal macedone. Tra i clienti anche tanti insospettabili.

I soldi, 70.000 euro, dopo l'agguato al capo, erano stati trasferiti provvisoriamente al Nord, in attesa - sospettano gli investigatori - che Abazowski si riprendesse e decidesse come reinvestirli. Durante la degenza ospedaliera a seguito del colpo di revolver che l'ha preso in piena fronte, la leadership del gruppo era stata assunta - in base ai risultati delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Samuel Amari - dal fratello ventunenne Elton, che fa l'operaio.
Le postazioni più ambite sull'area Asi erano quelle delle rotatorie. Ed è per questo, dopo la decisione di Albi di sostare una ragazza da lì, che è maturato il regolamento di conti con Maloku.

Le ragazze sfruttate, albanesi, bulgare e romene erano costrette a vivere in una casa ridotta mattoni e assi di legno e a sottostare alle continue minacce della banda che aveva sequestrato i loro passaporti. Per liberarsi avrebbe dovuto riscattare la somma investita per loro dall'organizzazione che li controllava di tutto punto, contando anche il numero di preservativi consumati a sera rispetto ai venti consegnati a inizio turno. Il gruppo, stando alle accuse raccolte dalla squadra mobile, aveva il pieno dominio dell'area industriale, affittava le postazioni ad altri protettori e non tollerava presenze estranee. Da oggi, intanto, iniziano gli interrogatori dei sette arrestati, che sono assistiti dagli avvocati Giampiero Vellucci, Riccardo Masecchia e Alberto Patarini.