Inchiesta sui presunti brogli alle elezioni comunali del 2018: chiuse le indagini. Nell'inchiesta sono coinvolti in sei. Voto assistito a persone non aventi diritto, violazione dei sigilli e apertura di un plico, promesse di denaro e buoni di benzina in cambio di voti. Queste le violazioni ipotizzate dal sostituto procuratore Alessandro Picchi.

L'inchiesta, partita a seguito della segnalazione dell'ex candidato a sindaco Alfonso Santangeli e dai consiglieri con lui candidati che avevano perso le elezioni per solo quattro voti di scarto, si è conclusa. L'indagine in realtà aveva coinvolto ben ventuno persone, per quindici è stata disposta l'archiviazione, non essendo stato rilevato dolo, nonostante le irregolarità.

I reati ipotizzati sono relativi alla violazione delle norme che regolamentano il voto assistito a carico del vicesindaco Fabrizio De Santis che avrebbe apposto sulle tessere elettorali il timbro Avd che dà diritto agli elettori disabili di votare con l'assistenza che coadiuva in cabina, nonostante non potessero godere di tale beneficio, condizione che avrebbe alterato gli esiti della votazione in quanto il voto di questi elettori, affetti da varie problematiche, non era espressione loro, bensì dell'accompagnatore che votava due volte.

Anche Luca Uremi è accusato di aver apposto il timbro Avd su schede di persone non aventi diritto ad essere accompagnate, oltre ad aver aperto il plico contenente le schede elettorali della sezione "uno" violando i sigilli, al termine delle operazioni di scrutinio, senza farne menzione nel verbale di consegna del plico presso la Prefettura di Frosinone. Corradino Savo, invece, candidato alla carica di consigliere comunale, avrebbe offerto e consegnato a Valerio Petrongelli e Giuseppe Pinagrande, in qualità di intermediari in grado di reperire voti in suo favore, duecentocinquanta euro, promettendo anche buoni di benzina.

Su Augusto Ianni infine pesa l'accusa di favoreggiamento in quanto, pur non avendo concorso nei reati oggetto dell'indagine, avrebbe aiutato De Santis a eludere le investigazioni contattando, insieme a lui, il figlio di un elettore per far portare quest'ultimo presso un medico legale per sottoporlo a visita e integrare, ora per allora, la documentazione prevista per l'esercizio del voto assistito.

Ora gli indagati avranno venti giorni di tempo dalla notifica dell'avvenuta chiusura delle indagini, per presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa a investigazioni del difensore, chiedere al pubblico ministero il compimento di atti di indagine, nonchè di presentarsi per rilasciare dichiarazioni o chiedere di essere sottoposti a interrogatorio.

Gli indagati sono difesi dagli avvocati Domenico Marzi, Vincenzo Savo, Marco Stirpe e Carlo Mariniello, l'ex candidato a sindaco Alfonso Santangeli e gli ex consiglieri di minoranza, parti offese, sono assistiti dall'avvocato Nicola Ottaviani.

Oltre al filone penale seguito dalla Procura di Frosinone, era aperto un procedimento tecnico-amministrativo conclusosi anche questo sempre in questi giorni, con l'ufficializzazione della sentenza del Consiglio di Stato, cui aveva fatto ricorso sempre la minoranza di Santangeli contestando quindici schede.
Sentenza storica che ha annullato le operazioni elettorali del 10 giugno 2018 e l'atto di proclamazione degli eletti alla carica di sindaco e consigliere comunale, restituendo la parola agli elettori.
Torrice, travolta dallo tsunami politico-amministrativo, sarà affidata a un commissario.

Sicuramente molti cittadini hanno accolto con entusiasmo l'esito del ricorso al Consiglio di Stato, soddisfatti di poter tornare alle urne ed esprimere la propria volontà. A due anni di distanza dalle amministrative è stato azzerato il risultato elettorale a Torrice e molte ombre sono piombate sul comune ciociaro che, dopo la fase di commissariamento, tornerà alle urne con un vissuto politico-amministrativo sicuramente segnato da esperienze forti che hanno fatto clamore in provincia dove per la prima volta sono state annullate le elezioni.