Soldi nascosti nelle intercapedini di case insospettabili. Una a Casoria, dove Vincenzo Senese si recava insieme agli imprenditori di sua fiducia. Prelevava il contante come si fa a uno sportello bancomat e lo consegnava a chi ne aveva "bisogno". Poi, però, su quelle somme applicava un tasso di interessi pari a circa il 4%. È questo quanto emerso nella voluminosa ordinanza del gip Marzano che ha portato a 28 misure cautelari, tra carcere, domiciliari e obbligo di dimora, oltre a sequestri preventivi pari a 15 milioni.

Anche a Pontinia (un ramo d'azienda nel settore caseario) e a San Giorgio a Liri con l'attività B.M.D. Moda, in via Ausonia. Ventotto persone, tra le quali anche il fratello della Cirinnà - risultata estranea alle accuse - e un imprenditore di San Giorgio, Bernardo Papa, specializzato nel settore dell'abbigliamento. Per lui sono stati applicati i domiciliari, con la richiesta del braccialetto elettronico. L'inchiesta della Dda di Roma, che ha delegato la Mobile e il nucleo di Polizia tributaria delle Fiamme gialle, ha mirato dritto contro la famiglia dei Senese, considerata un gruppo attivo nella Capitale.

Dalle intercettazioni telefoniche emerge come dominante la figura del figlio di Michele Senese (in carcere a Catanzaro perché ritenuto il mandante dell'omicidio del boss della Maranella, Giuseppe Carlino), Vincenzo. Sarebbe lui, per i magistrati, a occuparsi di reinvestire i capitali di dubbia provenienza in attività lecite. Ma chiedendo indietro nella restituzione tassi altissimi: su 200.000 euro, stimano gli inquirenti, circa 8.000 euro. E sempre lui a recarsi a Cassino per seguire alcuni interessi. Ma non solo il Napoletano risulta il posto sicuro dove tenere il denaro: le forze dell'ordine, infatti, hanno rinvenuto diverse intercapedini anche in un'abitazione della famiglia Senese a Roma.