Un'organizzazione che spacciava fiumi di droga, ma che era impegnata costantemente nel recuperare soldi da chi pagava con difficoltà, ad organizzare raid punitivi e ad elargire denaro per chi stava in carcere. In gran parte delle operazioni rilevate dai Carabinieri, figurava Stefano Forte, che nell'inchiesta viene definito il luogotenente e il punto di riferimento in "loco" dei fratelli Scotto, leader del gruppo. Lo si evince dalle numerose intercettazioni telefoniche che il 45enne di Scauri ha con I.D. (definito con un nomignolo che si riferiva alla sua grossa corporatura), che ritardava il pagamento della droga fornita dall'organizzazione.

Forte, incaricato di prendere il denaro, avverte l'acquirente che Domenico Scotto non accetta più dilazioni e aggiunge «per me se non gli porti i soldi entro stasera secondo me ti brucia» con riferimento evidente a un possibile diretto intervento risolutivo di Domenico Scotto. In un'altra occasione Stefano Forte viene coinvolto in una questione di qualità della roba, giudicata non buona da parte di due acquirenti. In un'altra occasione la moglie di uno degli arrestati, nella cui casa fu trovata una pistola, si preoccupava del fatto che "buttassero le chiavi" della cella dove era stato rinchiuso il marito proprio per la detenzione abusiva dell'arma.

A Stefano chiedeva di raggiungerla con gli altri che erano presenti nella sua abitazione la sera che fu trovata la pistola dai militari, «perché altrimenti avrebbe fatto passare un guaio a tutti e quattro», facendo riferimento implicito alle attività illecite poste in essere dallo stesso Forte, da Domenico Scotto e Amedeo Prete. Il Forte si mostrava preoccupato per le minacce della donna, tanto che contattava subito Domenico Scotto, informandolo dell'accaduto.

Comunque le minacce della donna non ebbero seguito, poiché il gruppo si farà carico di tutte le spese legali del detentore dell'arma, anche lui coinvolto nell'inchiesta Touch&Go, con l'elargizione di quote settimanali. Quote che il gruppo già versava in ordine al precedente arresto dovuto al rinvenimento nella sua disponibilità di stupefacente. Tra l'altro lo stesso Forte risulta anche indagato per il fallito attentato ai fratelli De Rosa, per il mancato scoppio di un ordigno, che, come già riferito, fu disinnescato dai carabinieri.