La panchina è solo un punto di contrattazione.
Perché lo scambio vero e proprio avviene poco distante. O nel parcheggio di via Sacra Famiglia, dove i pendolari lasciano le proprie macchine per raggiungere la stazione oppure lungo la strada che porta alla fermata Cotral, quella vicino all'Agenzia delle entrate.
L'acquirente arriva, fa la sua richiesta, si allontana a piedi per poi essere raggiunto in bici da chi gli consegna quello che ha richiesto, hashish, cocaina o marijuana.

Avviene così, tutti i giorni, a tutte le ore, ma soprattutto davanti agli occhi dei passanti, lo spaccio ai giardinetti alla stazione, a due passi dai giochi per i bambini.
Spaccio che sembrerebbe essere gestito da un gruppo di extracomunitari, non si esclude che siano arrivati in Italia come richiedenti asilo, che stazionano lì tutto il giorno. Uno dei pochi spazi verdi del quartiere dove i più piccoli dovrebbero solo giocare e invece sono costretti ad assistere a scene di questo genere.
Ma qui non avviene solo questo.

A raccontarlo è Dheni Paris, portavoce dell'associazione "A servizio del popolo" e membro attivo del gruppo Facebook "Noi che amiamo Frosinone", che ormai da due anni combatte in prima persona, senza paura, quello che avviene ai giardinetti tutti i sacrosanti giorni. E proprio mentre ci raccontava, sul posto, quello che lui e le mamme vivono quotidianamente, alcuni extracomunitari, passandoci accanto, ci apostrofano con qualche insulto.
«Vede cosa succede? – spiega Paris – Sanno benissimo perché siamo qui e cosa le sto dicendo.
Non siamo padroni neanche di parlare, tantomeno di denunciare. Conviene che la macchinetta fotografica resti nella borsa».

E ci tiene a sottolineare, anche più volte, un fattore importante: «Non sono razzista e non potrei mai esserlo per diverse ragioni, ma quello che accade qui è diventato insostenibile. Sarei un bugiardo se dicessi che tutti i ragazzi di colore che frequentano questo posto sono dei delinquenti, perché non è così.
La maggior parte di loro sono dei bravi ragazzi.
Si siedono, chiacchierano tra di loro, ascoltano musica, chattano al telefono. Di più non fanno. Ma c'è un gruppo, composto da sette/otto ragazzi che ha preso il possesso di un determinato punto dei giardinetti che di fatto è proprietà loro. E il vero problema arriva quando si ubriacano. Cominciano ad urlare, si prendono a botte, si denudano davanti ai bambini per fare i propri bisogni, anche per l'assenza di bagni chimici. Questo è ciò che succede e noi siamo stanchi di dover sopportare ogni giorno questa situazione.
La sicurezza dei nostri figli o dei nostri nipoti è fondamentale».

Per non parlare della paura di molti genitori che devono allontanarsi ogni qualvolta succede un episodio di questi. Non vogliono che i loro figli assistano a scene di violenza e degrado. «Non è giusto – dicono esausti – Non si può continuare così». In passato tra le mamme ed i giovani stranieri sono nate molte volte animate discussioni, tanto da dover far intervenire anche le forze dell'ordine.

Una situazione che sembrava si fosse risolta prima del lockdown proprio con la presenza costante di alcune pattuglie delle forze d'ordine «che ora però non si vedono più – dice ancora Paris – E tutto è tornato come prima o addirittura peggio». L'ultimo episodio, che va ad aggiungersi a quello di quindici giorni fa quando è scoppiata una mega rissa tra extracomunitari nel primissimo pomeriggio, è quello di martedì scorso, quando un ragazzo di colore ha inseguito un suo connazionale con una bottiglia di vetro rotta costringendo la gente a scappare.

E nonostante la voglia di molti genitori di spostarsi altrove, la determinazione di non arrendersi per assicurare ai loro figli un parco sicuro è più forte.
«È l'unico posto nella zona dove possiamo portare i nostri bambini a giocare e non vediamo il perché dobbiamo consegnarlo a loro per colpa di un gruppo di ragazzi che insistono a comportarsi come se questa fosse la normalità. Sono anni che ci battiamo affinché si trovi una soluzione definitiva e se servirà continueremo a farlo, ma non possiamo sostituirci alle forze dell'ordine». Ed è proprio grazie alla loro fermezza, dopo numerose denunce e segnalazioni, che sono riusciti a far murare la porta dello stabile alle spalle dei giochi dei bambini che era diventato non solo un dormitorio per i senzatetto ma anche un luogo dove i drogati andavo a consumare lo stupefacente.

«Anche in questo caso – conclude Dheni Paris – abbiamo dovuto alzare la voce per farci sentire e fortunatamente questa volta ci hanno dato ascolto.
Quel posto ora è chiuso». E alle varie autorità, ognuno per la propria competenza, i frequentatori dei giardinetti della Sacra Famiglia chiedono «un maggior controllo, la disinfestazione dell'area e i bagni chimici».